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Cina, repressione più facile Legale far sparire dissidenti

Pechino vuol modificare il codice: potrà "sequestrare" attivisti scomodi per 6 mesi senza avvertire le famiglie

Giulio Bucchi
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I desaparecidos cinesi ora saranno "legali". Il governo cinese sta infatti mettendo a punto una revisione del codice penale che renderebbe possibili le "scomparse" dei dissidenti politici. In questo modo, lo strumento di repressione principale del regime comunista di Pechino diventerebbe ufficiale in tutto e per tutto. Gli emendamenti proposti alla legge prevedono l'istituto della "residenza sorvegliata", una variante degli arresti domiciliari che consente alla polizia di detenere per sei mesi i cittadini scomodi in località di sua scelta senza l'obbligo di renderle note alle famiglie degli stessi "prigionieri". Niente di nuovo, in realtà, vista che la stessa sorte è toccata fino alla fine di giugno all'artista e attivista per i diritti civili Ai Weiwei. L'avvocato Gao Zhisheng, invece, manca all'appello da un anno. Le "sparizioni" politiche sono aumentate a partire dall'inizio dell'anno, causa i timori del governo che la primavera araba potesse attecchire anche in Estremo Oriente. Per questo, dissidenti come l'avvocato Teng Biao e lo scrittore Yu Jie sono misteriosamente spariti per mesi, interrogati e intimiditi dalle autorità. Secondo Nicholas Bequelin, ricercatore di Human Rights Watch esperto della Cina, gli emendamenti sono in contraddizione con gli obblighi che la Cina ha assunto firmando la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Pechino ha sottoscritto la Convenzione nel 1998, ma l'Assemblea Nazionale del Popolo, il Parlamento cinese, non ha peraltro ancora ratificato l'adesione.

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