Nuova inchiesta di Woodcock Questa volta il Cav è vittima
Indagati Tarantini e Lavitola. L'imprenditore barese avrebbe chiesto mezzo milione di euro per patteggiare al processo D'Addario
L'inchiesta madre è quella del 2009 sulle nomine a Finmeccanica. Ma intercetta e intercetta, nel grande orecchio di Henry John Woodcock (Procura di Napoli) finiscono anche le conversazioni fra Valter Lavitola, Giampaolo Tarantini, la moglie di questi, Silvio Berlusconi e la sua segretaria Marinella Brambilla. Così dai magistrati partenopei viene stralciato un fascicolo, nel quale vengono iscritti numerosi indagati. Fra i più "eccellenti" figurano Valter Lavitola: editore partenopeo del giornale online Avanti, oltre che controverso protagonista dell'affaire caraibico scoppiato lo scorso anno sulla casa monegasca attribuita al cognato di Gianfranco Fini. E poi viene indagato (di nuovo) quel Giampaolo Tarantini che nel 2008 aveva accompagnato Patrizia D'Addario e altre signorine nella residenza romana del Presidente del consiglio. Entrambi, compresa la moglie di Tarantini (Angela Devenuto detta Nicla), sono accusati di avere estorto denaro a Silvio Berlusconi. Mezzo milione di euro, più altre somme (si va dai ventimila euro al mese) per le spesucce e l'affitto di una "casetta" capitolina a due passi da via Veneto, abitata dalla famiglia Tarantini. Silvio Berlusconi sarebbe dunque vittima di un'estorsione. Lo ha scoperto Panorama, che pubblica la laboriosa inchiesta nel numero in edicola da oggi. Il settimanale di Giorgio Mulè ha anche interpellato il Cavaliere, il quale al riguardo commenta così: "Non ho commesso nulla di illecito. Attraverso Valter Lavitola ho aiutato una persona che ha figli e versava in difficoltà economiche. Non ho fatto niente di sbagliato. Mi sono limitato ad assistere un uomo senza chiedere nulla in cambio. Sono fatto così e non intendo cambiare". L'inchiesta dei sostituti procuratori Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, nella quale Silvio Berlusconi figura soltanto come persona offesa, contiene molte intercettazioni che (sempre stando a Panorama), avrebbero portato all'attenzione del gip Amelia Primavera alcune richieste nei confronti degli indagati. Al Cavaliere non è stato contestato alcun reato, anche se i magistrati suppongono (ma senza provarlo) che egli abbia elargito denaro a Giampaolo Tarantini allo scopo di indurlo a patteggiare la pena in un processo che lo vede come unico imputato. L'inchiesta sarebbe quella riguardante le feste a palazzo Grazioli con Patrizia D'addario e altre signore del sesso come invitate, ovvero il procedimento sul favoreggiamento della prostituzione che si avvia verso la chiusura alla procura di Bari. Sotto accusa è appunto Giampaolo Tarantini, che avrebbe dovuto ricevere la somma di 500mila euro (più le mensilità) per dichiarare che il Cavaliere era ignaro di ospitare escort a casa sua. Giampi pagato dal premier per mentire? Niente affatto, perché nelle intercettazioni Tarantini stesso ripete che Berlusconi non sapeva che le invitate fossero prostitute e tantomeno di non modeste pretese. Gli inquirenti non hanno oltretutto trovato traccia di versamento del denaro che si sospetta sia stato estorto. Però ci sarebbero le esplicite conversazioni fra Lavitola che "scrocca" soldi a Silvio e chiacchiera con la sua segretaria, oltre che con Tarantini e moglie stessi. Valter Lavitola è convinto di non essere ascoltato, essendo consigliere per il Sudamerica dove ha diversi interessi commerciali, usa schede telefoniche argentine e panamensi, perciò crede di non essere intercettato. Invece i pm sentono tutto e registrano. Sui brogliacci trascrivono ogni parola. In una intercettazione recentissima: 13 luglio scorso, Valter Lavitola si finge amico di Giampaolo Tarantini. Si offre come suo benefattore e propone di "gestire in prima persona gli interessi dell'imprenditore barese depresso e stressato dalle svariate inchieste giudiziarie". Insomma si finge "amico" e "consigliere" per estorcere denaro a Berlusconi e fingere di compiere opere buone in favore di Tarantini. Gli inquirenti avrebbero infatti anche scoperto un clamoroso raggiro messo in atto proprio da Lavitola ai danni di Tarantini. L'editore napoletano avrebbe intascato 400 dei 500mila euro da destinare "all'amico in difficoltà". Fino a quando, però, Giampaolo e consorte non scoprono il giochino. Dalle intercettazioni "emergono conversazioni concitate fra i due. E anche fra Lavitola e diversi suoi collaboratori", scrivono gli inquirenti. A un certo punto l'editore riesce a calmare "gli animi", facendo credere a Tarantini che i soldi li ha messi da parte "in Uruguay" per evitare che lui li "scialaquasse". Insomma "l'ho fatto per te", sarebbe il tenore dei dialoghi. Uniti a svariati propositi: "Quello là", riferito a Silvio Berlusconi, "dobbiamo metterlo con le spalle al muro". E ancora: "bisogna batter cassa". Intanto i pm ascoltano, aprono fascicoli e contestano l'estorsione a Silvio Berlusconi. Mentre le intercettazioni sono già in pagina. di Cristiana Lodi