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Quattro giornalisti italiani rapiti dalle milizie del Raìs

Libia, catturati due inviati del Corriere, uno di Avvenire e uno de La Stampa. Presi da criminali comuni alle porte di Tripoli, rapinati, malmenati e consegnati ai lealisti. Il Console a Bengasi: "Si trovano in un appartamento della Capitale. Stanno bene"

Andrea Tempestini
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Quattro giornalisti italiani sono stati bloccati da una banda armata, rapinati, malmenati e consegnati alle forze lealiste di Gheddafi, che li tengono in ostaggio in una casa privata di Tripoli. I quattro rapiti sono finiti nelle mani dei fedeli al regime mercoledì mattina. Si tratta di due inviati del Corriere della Sera, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina, uno della Stampa, Domenico Quirico, e uno di Avvenire, Claudio Monici, che stavano viaggiando sulla stessa auto tra Zawiyah e Tripoli. Il blitz è avvenuto a 80 chilometri dalla capitale: sono stati bloccati da un gruppo di civili che hanno ucciso l'autista che li accompagnava. La notizia è stata poi confermata dalla Farnesina. Nel frattempo continua la battaglia a Tripoli e in Libia. I ribelli hanno posto una taglia da 1,6 milioni di dollari su Muammr Gheddafi, vivo o morto. La telefonata del cronista - Claudio Monici, intorno alle 19, ha potuto chiamare la redazione di Milano per riferire che sono in buone condizioni di salute e che si trovano in una casa di persone sconosciute, apparentemente legate al Raìs (successivamente il console italiano a Bengasi ha spiegato che si trovano in un appartamento di Tripoli). Il giornalista di Avvenire ha raccontato che sono stati "derubati in particolare dei cellulari, e poi malmenati". Monici ha potuto parlare anche con propria madre per raccontare in maniera sommaria quanto accaduto. "Secondo quanto abbiamo potuto capire - ha confermato - siamo stati rapiti da civili, che poi ci hanno passati a dei militari, presumibilmente lealisti". I colleghi di Avvenire hanno poi riferito che nel breve contatto con Quirici, una telefonata di circa cinque minuti, il giornalista aveva la voce clama, fredda, non trafelata, "d'altronde lui di queste situazioni ne ha vissute parecchie". Il collega della redazione esteri ha proseguito: "Avevamo sentito Claudio alle 10 del mattino, avevamo concordato il pezzo. Non sapeva ancora se sarebbero andati a Tripoli, perché c'era il problema di trovare un autista fidato". Il Corriere della Sera ha reso noto che tra la redazione di via Solferino e i due inviati rapiti, Rosaspina e Sarcina, non c'è stato alcun contatto. "In un appartamento a Tripoli" - Secondo quanto ha comunicato il console di Bengasi, Guido De Sanctis, i quattro giornalisti si trovano in un appartamento a Tripoli, tra Bab al Aziziya e l'Hotel Rixos. De Sanctis, dopo essere riuscito a mettersi in contatto con uno dei quattro, ha ribadito che i giornalisti "stanno bene", e che hanno fatto sapere che al termine del Ramadan "sono stati anche rifocillati con acqua e cibo". Dall'appartamento, ha aggiunto il console, si vede un noto centro commerciale di proprietà della figlia di Gheddafi. La testiomonianza del console è stata poi confermata anche dalla Farnesina Appello della Ue - Nel frattempo hanno cominciato ad arrivare le prime reazioni al rapimento. La Presidenza del Consiglio, in stretto contatto con la farnesina, ha fatto sapere di seguire di minuto in minuto la vicenda dei cronisti rapiti. Un appello è arrivato dalla Ue per bocca del portavoce dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton: "Auspichiamo che i giornalisti italiani rapiti siano rilasciati sani e salvi il prima possibile. E' una notizia davvero molto preoccupante". Il portavoce ha poi ricordato che i giornalisti sul posto "stanno facendo un lavoro estremamente coraggioso, e dovrebbe essere permesso loro di svolgerlo in sicurezza. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha comunicato che sta seguendo da vicino l'evolversi della situazione creatasi dopo il rapimento in Libia dei quattro giornalisti italiani. Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) ha spiegato: "Siamo in forte trepidazione per i quattro colleghi sequestrati in Libia e confidiamo nell'intervento dell'Unità di crisi della Farnesina, prontamente attivata, per risolvere positivamente la vicenda. Nutriamo estrema fiducia nell'operato dell'Unità di crisi".

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