La Cgil: "Sciopero generale" Sognano un'Italia alla greca
Camusso: "6 settembre mobilitazione contro pacchetto anticrisi". Il Pd e Bersani svelano la 'contromanovra': dieci punti, tanto fumo
Un'Italia alla greca. E' il sogno della Cgil, il sindacato rosso che ha annunciato uno sciopero generale di 8 ore per il 6 settembre, con manifestazioni articolate a livello locale. Il motivo è semplice: la manovra-bis studiata in piena emergenza dal governo così non va. Una posizione non dissimile a quella dei sindacati greci che poche settimane fa hanno paralizzato Atene proprio mentre l'esecutivo di Papandreou stava varando un pacchetto di rigore per salvare il Paese. Contestualmente al proclama del sindacato rosso, il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, ha presentato la cosiddetta contromanovra scritta dal suo partito: per ora, una serie di misure piuttosto fumose. Le motivazioni della Cgil - Il sindacato guidato da Susanna Camusso non vuole ascoltare gli appelli all'unità delle parti sociali in un momento così delicato. Va per la sua strada, contro la politica, contro la Confindustria, contro gli altri sindacati. L'obiettivo, evidentemente, è ancora una volta sfasciare tutto. La Camusso spiega cosa del pacchetto anti-crisi non le va giù. Puntare sulla dismissione degli immobili pubblici solo per fare cassa, si legge nella nota della Cgil, "è sbagliato" ed il rischio è quello "di una grande svendita del patrimonio pubblico immobiliare". Il patrimonio si aggirerebbe intorno ai 500 miliardi di euro, di cui sarebbe "potenzialmente disponibile", secondo non recentissime stime del Tesoro, il 40 per cento. La Cgil denuncia il rischio di "innescare un processo di trasformazione di aree urbane che neglia nni passati è andato esclusivamente a favore della rendita e che, al contrario, deve essere gestito nell'ottica di un interesse più generale, con finalità sociali". Sacconi: "Ingiustificabile" - Lo sciopero indetto dalla Cgil il 6 settembre “è ingiustificabile”. Il commento è del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha parlato a margine dei lavori al Senato sulla manovra. "Credo che lo strumento dello sciopero sia assolutamente legittimo e rispetto la volontà di una grande organizzazione; tuttavia - spiega Sacconi - nel contesto in cui viviamo credo che sia in straordinaria contraddizione con le esigenze di sostenere la produttività, la crescita e l'occupazione”. In tempi come questi - ha proseguito il ministro - dovrebbe valere di più la disponibilità a costruire nuova occupazione e investimenti. Il conflitto appartiene al tempo nel quale si produce ricchezza e i lavoratori pensano che sia male distribuita. Oggi, che faticosamente si produce ricchezza, si tratta di individuare i modi in cui eventualmente produrla”. La 'contromanovra' del Pd -Pier Luigi Bersani, nel frattempo, ha presentato la cosiddetta contromanovra del Pd. "Stiamo organizzando i nostri emendamenti su dieci punti che tengono conto dei saldi e degli impegni presi con l'Europa. I cardini su cui si articolano i cambiamenti sono i costi della Pubblica Amministrazione, sviluppo e stimolo delle attività economiche. Il perimetro della Pa - ha proseguito Bersani - va ristretto. Noi lavoriamo sulle dismissioni degli immobili sull'asta per le frequenze radiotv, sull'efficienza energetica e le sue agevolazioni fiscali, sullo sviluppo del Mezzogiorno. Abbiamo un pacchetto di proposte sull'evasione fiscale, vogliamo un'imposta ordinaria progressiva sui grandi valori immobiliari, chiediamo un contributo di solidarietà ai capitali scudati, ci occupiamo anche di razionalizzazione del sistema giustizia, e di pensioni". Pensioni - Sul capitolo previdenza, il segretario democratico ha puntualizzato: "Vogliamo dire una parola chiara. Si vuol parlare di riforma del welfare? Si discuta di questo e non di ripianare buchi di bilancio maneggiando le pensioni. Vogliamo togliere il contributo di solidarietà su chi guadagna più di 90mila e 150mila euro. Chiediamo però prima di tutto di poter discutere tutto questo con la maggioranza". Chiesa - "Sul patrimonio ecclesiastico - ha proseguito Bersani - noi siamo favorevoli all'esenzione per gli immobili e le attività che fanno capo alla missione della Chiesa, ma alla tassazione di quelle che in realtà si rivelino come semplici attività commerciali".