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In Siria le vittime più di 2.200 Onu: "Crimini contro l'umanità"

Il Consiglio per i diritti umani riunito a Ginevra. Ma nel Paese continua la repressione: "Via Gheddafi, Assad ora è il tuo turno"

Costanza Signorelli
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Sono circa 2.200 le persone uccise in Siria dall'inizio delle proteste contro il regime di Bashar Assad. Il dato è stato riferito nel corso della seduta straordinaria del Consiglio per i diritti umani dell'Onu a Ginevra dall'Alto commissario delle Nazioni Unite, Navi Pillay. Solo dall'inizio del mese sacro del Ramadan sono state assassinate 350 persone.  "La gravità delle violazioni in atto e dei brutali attacchi contro i manifestanti pacifici in Siria - ha detto la Pillay rivolgendosi ai membri del Consiglio dell'Onu per i diritti umani - richiedono la vostra continua attenzione". Crimini contro l'umanità - Nei giorni scorsi un gruppo di esperti dell'Onu ha raccomandato al Consiglio di sicurezza di deferire la Siria alla Corte penale internazionale per le presunte atrocità commesse contro i manifestanti. Secondo gli investigatori dell'Onu, infatti, è possibile che le forze governative in Siria abbiano commesso crimini contro l'umanità. La repressione continua- Mentre le forze internazionali esercitano forti pressioni affinchè Bashar Assad si faccia da parte, le proteste e le repressioni non si attenuano. Migliaia di manifestanti antigovernativi sono nuovamente scesi in strada, intimando il presidente a lasciare il potere. "Gheddafi se n'è andato, ora è il tuo turno Bashar", questo lo slogan che campeggia in diverse città del Paese e che rievoca quanto sta accedendo a Tripoli, dove i ribelli stanno rovesciando il potere dittatoriale. In risposta, le forze di sicurezza del regime siriano, secondo quanto racconta un testimone, hanno aperto il fuoco sui dimostranti nella città centrale di Homs, uccidendo almeno una persona. L'origine delle proteste scoppiate nella giornata di lunedì è da ravvisarsi nel discorso che il presidente Assad ha tenuto domenica dalla televisione di Stato. Il discorso di Assad - Il presidente siriano Bashar Assad ha parlato ai suoi sostenitori attraverso un'intervista trasmessa dalla tv di stati nella giornata di domenica: "La situazione in Siria - ha detto Assad - potrebbe sembrare pericolosa ma in realtà siamo in grado di affrontarla". Il presidente ha ribadito l'intenzione di introdurre una serie di riforme, precisando però che la Commissione per lo studio delle modifiche di legge avrebbe bisogno di almeno sei mesi di tempo per porre in atto i cambiamenti promessi. Poi ha minacciato "gravi ripercussioni" nei confronti di qualunque Paese interferisca con "azioni militari" negli affari della Siria.

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