Cesare Battisti provoca ancora "Vorrei tanto ringraziare Lula"
Il terrorista nell'ennesima intervista: "Sono quasi brasiliano. Ho il documento, ora posso circolare. E' una sensazione meravigliosa"
La ferita fatica a richiudersi. Giustizia, probabilmente, non sarà mai fatta: una pietra tombale sulle speranze era arrivata lo scorso dicembre con la mancata estradizione. E inoltre, con una frequenza sorprendente, dal Brasile arrivano parole, dichiarazioni e interviste che quella ferita la riaprono sempre di più. L'ultimo colpo basso sferrato da Cesare Battisti era arrivato una manciata di giorni fa, quando facendosi beffa dell'Italia l'ex terrorista rosso accusato di diversi omicidi ha spiegato di spassarsela tra belle donne e la spiaggia di Rio De Janeiro, dove in teoria nemmeno potrebbe andare. "Sono quasi brasiliano" - E lunedì 22 agosto è arrivata una nuova notizia destinata a far soffrire i parenti delle vittime dell'ex membro dei Proletari armati per il comunismo. Cesare Battisti ha ricevuto qualche giorno fa il documento che il Brasile rilascia ai cittadini stranieri residenti nel Paese. Dunque, ha spiegato nell'ennesima intervista rilasciata a un'emittente verdeoro (Globo), si considera "quasi un cittadino brasiliano". "Ho un nuovo documento, sono quasi brasiliano, manca poco - ha aggiunto -. Questo primo passo è per me molto importante. Ora - non nasconde la sua gioia - posso circolare per le strade con il documento, senza il quale prima non esistevo. E' una sensazione strana", ha concluso. "Vorrei ringraziare Lula" - Battisti si gode la libertà e non trattiene la gioia: vive con la sua compagna in una casa che gli è stata prestata e che si trova sul litorale di San Paolo. Nell'ultima intervista il terrorista rosso torna a dilungarsi sulle vicende che riguardano la sua mancata estradizione. "Non conosco e non ho mai avuto rapporti con Lula o con ministri brasiliani. Lula - ha proseguito - era un presidente della Repubblica, non credo abbia preso una decisione come quella che mi ha riguardato per amicizia". Il riferimento è quanto accaduto, per l'esattezza, lo scorso 31 dicembre, quando nell'ultimo giorno di presidenza Lula negò l'estradizione chiesta dall'Italia, una decisione poi confermata anche dal Supremo tribunal federal verdeoro. "Lula è venuto a conoscenza del processo - ha rimarcato Battisti -, di quanto veramente stava succedendo con me. Se avessi un'opportunità, e senza interferire con la sua agenda, mi piacerebbe conscerlo personalmente e ringraziarlo per la mia liberazione". Spunta una nuova legge - Per l'estradizione di Battisti in Italia, però, fa capolino una nuova speranza, ossia un progetto di legge avanzato da un deputato brasiliano che chiede di permettere l'estradizione anche se il reo ha già ottenuto asilo in Brasile. Il testo, all'esame delle commissioni Esteri, Difesa e Costituzione e giustizia, è firmato dal deputato del partito di governo, Pmdb, Arthur Oliveira Maia, ed è stato architettato proprio per risolvere il caso-Battisti. La legge attualmente in vigore afferma che il riconoscimento della condizione di rifugiato impedisce il proseguimento dei processi di estradizione. Secondo quanto scritto dall'autore della proposta di legge, però, "questo è stato solo un fattore che ha complicato i processi di estradizione, perché costringe il Supremo tribunal federal a decidere in modo preliminare sull'eventuale legalità dell'atto di concessione dell'asilo, prima di pronunciarsi sul merito dell'estradizione". La legge, così, determinerebbe anche che la richiesta di estradizione che proviene da un Paese straniero sospenda, fino alla decisione definitiva della Corte suprema, ogni processo in corso sul riconoscimento della condizione di rifugiato. Inoltre, riferendosi al caso di Cesare Battisti, il deferimento della richiesta di estradizione dalla Corte suprema implicherà la perdita della condizione di rifugiato. Il terrorista, infatti, l'otto giugno scorso ha ottenuto la concessione dell'asilo al termine del processo di estradizione, ed è stato immediatamente liberato dopo aver passato più di quattro anni in cella.