Guerrieri Il Senatùr scarica l'Iva sul premier. Da Schio: "Italia in malora. Presto la Padania"
Dopo le contestazioni Bossi fugge da Cadore. Qunidi rivendica lo stop all'aumento dell'imposta e annuncia: "Il Belpaese sta finendo"
In fuga dal Cadore. Nel cuore della notte. Dopo aver cenato in una baita per il compleanno di Tremonti. Umberto Bossi ha deciso così, all'improvviso, chiedendo agli uomini della scorta di saldare il conto e caricare le valigie in macchina, per allontanarsi improvvisamente dall'hotel Ferrovia di Calalzo dove aveva prenotato anche la notte tra ieri e giovedì. «C'è un clima brutto brutto» ha ammesso il leader nordista. È andato a Schio (Vicenza) dove ieri sera era in programma un comizio. Qui ha detto: «Il partito di Berlusconi diceva di aumentare l'Iva, ma noi lo abbiamo bloccato». Il Senatur ha ribadito di essere contrario a questa misura, perchè, poi «i commercianti aumentano i prezzi e danno la colpa al governo». Quindi ha aggiunto: «Non è per domani, ma per dopodomani l'arrivo, della Padania. L'Italia, l'hanno capito tutti, va giù. Dobbiamo prepararci e organizzare la Padania, se si vuole che il futuro sia dei migliori». «Nonostante il momento di difficoltà io vedo una grande verità: la fine del centralismo romano e dello statalismo», ha sostenuto il leader leghista. Sulle pensioni nessuna apertura: «Tagliarle vuol dire tagliare la gente del Nord. Giustamente la Lega interviene e dice no. È un mondo alla rovescia dove la sinistra vuole tagliare le pensioni e la Lega le salva». Il comizio di Schio ha segnato un grande ritorno del Senatur presso il popolo della Lega. Di sicuro però, gli ultimi giorni di Bossi sulle Dolomiti non sono filati lisci come si aspettava. Per la prima volta è stato contestato. Leghisti arrabbiati, autonomisti che sognano l'annessione al Trentino, referendari assortiti e gente del Pd: per Bossi, Calderoli e Tremonti sono volati fischi e qualche insulto. Bottacin osserva: «Diciamo che non percepisco un problema fra i militanti della Lega, ma un problema a livello sociale sì, con le imprese che chiudono e i cittadini che non arrivano a fine mese. Noi qui non accettiamo di continuare a pagare per tutti, basta con i tagli». Chi non ha dubbi è Roberto Calderoli, secondo il quale le contestazioni delle ultime ore sono montature dei giornali: «Dodici persone non sono una contestazione. Francamente dodici contestatori non fanno primavera...». Intanto, il Carroccio s'è dato appuntamento lunedì in via Bellerio. Segreteria politica. Obiettivo: lanciare proposte per cambiare la manovra. C'è anche da preparare la manifestazione di metà settembre sul Po: rito dell'ampolla e gran finale a Venezia. Mai come questa volta i militanti sono nervosi e chiedono risultati. Intanto, il ministro per la Semplificazione giura di voler tenere il punto: «Nei titoli dei giornali c'era lo scudo bis ed era falso. Le aperture sulle pensioni non so dove qualcuno le possa aver viste...». Approfittando del compleanno di Tremonti, Bossi e Calderoli hanno buttato là qualche idea per uscire dal pantano. Anche perché, mentre loro sorridevano col titolare dell'Economia, i sindaci lombardi capitanati dal leghista Attilio Fontana (primo cittadino di Varese) organizzavano per il 29 una manifestazione contro i tagli. Chissà se, per placare le ire, sarà sufficiente l'idea di diluire il Tfr nella busta paga, progetto che al momento è ancora piuttosto oscuro: «Prima le cose si preparano e si scrivono e poi si mettono sul piatto» chiosa Calderoli «Non è una cosa di agosto, ma probabilmente emergerà a settembre. C'è la necessità di garantire il potere d'acquisto ai cittadini e dare un'iniezione per una ripresa più sostanziale dalla crisi». Gli amministratori protestano? «L'andare nell'interesse del territorio e degli enti locali richiede attenzione da maggioranza e opposizione. È un interesse comune. Qualunque proposta migliorativa sarà portata avanti...» giura il ministro. Chi teme il peggio è Flavio Tosi, sindaco di Verona molto vicino a Roberto Maroni: la Lega non può continuare a mediare con Berlusconi e nel contempo «farsi massacrare». E sulle tensioni dei padani osserva: «Alla nostra gente sembra che la manovra sia andata a colpire quelli che hanno sempre pagato e per questo va cambiata. Lo dicono tutti». di Matteo Pandini