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Gasperini tra dubbi e paure: C'era una volta l'Inter...

Sette giorni al via del campionato: Sneijder alla Pirlo non và, bocciati gli esterni. Mister chiede aiuto. E' emergenza nerazzurra?

Andrea Tempestini
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C'era una volta un'Inter che vinceva il “trofeo Tim”, il “Birra Moretti” e il “Casalinga di Voghera” e che pensava senza se e senza ma di essere la squadra più forte del mondo. Poi iniziavano le partite vere e le certezze di Zanetti e compagni naufragavano in un amen. Da quegli anni di trofei veri nella bacheca dell'Inter se ne sono aggiunti tanti e con essi è cresciuta anche la consapevolezza di quanto possa essere ingannevole il calcio d'agosto. Così, nonostante la bella vittoria al Tim dell'altra sera, ottenuta battendo Juve (ai rigori) e Milan, Gian Piero Gasperini è tutt'altro che sereno. La sua mente è pervasa da molti dubbi e qualche paura. La prima delle quali, espressa ai collaboratori più intimi, è quella di fare la fine di Rafa Benitez al quale, dopo il sacrificio di Balotelli, non è stato comprato nessuno. La stessa cosa si sta verificando con Eto'o, che secondo le voci sempre più insistenti verrà rimpiazzato da Diego Forlan, buon giocatore, certo, ma ben lontano dal camerunese. Poi ci sono i tanti dubbi che ancora annebbiano la cifra tattica dell'Inter di quest'anno. Il primo dei quali riguarda strettamente le strategie di mercato della società: fin qui sono arrivati Jonathan, Alvarez e Castaignos che, amichevoli scapoli-ammogliati a parte, fin qui non sono sembrati dei crack. Anche nel Tim Alvarez è rimasto ai margini della manovra e Jonathan è ben sotto il livello che dovrebbe garantire per essere considerato il vice-Maicon (fuori un mese per infortunio). Per questo Gasp continua a chiedere rinforzi alla società nerazzurra, che però nicchia in attesa di capire che fine farà Samuel Eto'o (ieri Branca ha fatto l'ultimo prezzo: 29 milioni, prendere o lasciare). Dopo aver incassato vagonate di rubli, Branca tornerà sul mercato. Anche se l'attuale uomo mercato nerazzurro non sembra avere idee chiarissime sulle strategie da seguire. I nomi che piacciono sono sempre i soliti: il già citato Diego Forlan (32) il cui procuratore sta mettendo radici a Milano, Ezequiel Lavezzi (26) e Carlos Tevez (32). A proposito dell'argentino del City ieri si è presentato alla sede dell'Inter De Giorgis, procuratore di Roberto Mancini ed emissario del City. Questo per l'attacco. Ma Gasperini all'Inter ha chiesto almeno un altro centrocampista: in Brasile si continua a parlare di Casemiro (19) che piace anche alla Roma, ma trattasi di un altro giovanissimo, mentre l'Inter ha bisogno di giocatori pronti subito. Il nome nuovo, italianissimo, è quello di Riccardo Montolivo (26): piace al Milan, ma se i rossoneri non si sbrigano rischiano di farsi scavalcare dai cugini. In questo senso si dovrebbe leggere la provocazione fatta ieri da Pantaleo Corvino, ds della Fiorentina: «Montolivo lo vendiamo all'estero. Qui non offrono abbastanza soldi». L'altro dubbio che sta disturbando Gasperini è quello sul modulo tattico e sulla posizione in campo di Wesley Sneijder. Gasp è un integralista del 3-4-3, ma anche lui si sta rendendo conto che con gli uomini che ha sarà difficile proseguire su questa strada. Chivu non sembra adatto al ruolo e se proprio la difesa deve essere a tre, perché non puntare su Ranocchia, Lucio e Samuel? Anche a Bari l'Inter ha rischiato di prendere contropiedi a raffica e questo è un problema da risolvere in fretta. Capitolo Sneijder. Dopo i proclami di inizio preparazione, il tecnico si è arreso: Wesley non può fare il “Pirlo” davanti alla difesa. L'olandese deve stare davanti (questo Gasp lo ha capito) per sfruttare le sue doti offensive. Per lui si potrebbe disegnare un ruolo di suggeritore in un possibile 3-4-1-2. Sempre, come detto, che Gasperini continui con la difesa a tre che fin qui ha lasciato più di un dubbio. E non solo nella mente del tecnico. Come vedete a sette giorni dall'inizio del campionato l'Inter è ancora un cantiere aperto che necessita di essere completato al più presto. Gasp lo sa e un po' ne è preoccupato. di Fabio Rubini

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