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Riformisti Sulle pensioni la fronda si allarga. Ma Calderoli chiude: "Nessuna apertura"

Si allarga il gruppo favorevole alle misure sul sistema previdenziale: con Martino pure Brunetta e Cazzola. Ma il leghista dice 'niet'

Andrea Tempestini
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Voci di dialogo tra Lega Nord e Pdl sul fronte delle pensioni: si riflette sulla possibilità di inserire qualche novità nel testo della manovra da lunedì al Senato. Ma da Roberto Calderoli arriva subito una smentita: "Non c'è nessuna apertura. Le pensioni stanno bene come stanno", ha chiarito il ministro per la Semplificazione normativa parlando con i giornalisti venerdì mattina, poco prima di lasciare Calalzo di Cadore. "Ieri l'apertura dei giornali era sullo scudo bis, oggi sulle pensioni...": Calderoli riapre il fuoco contro i cronisti. Segue l'articolo di Tommaso Montesano Il fronte si allarga. Dopo i “frondisti” e i cattolici, ora tocca all'ala socialista del Popolo della libertà premere su Silvio Berlusconi affinché in Parlamento, nella manovra da 45 miliardi, sia inserito un intervento sulle pensioni di anzianità così da agire più sul versante del taglio alla spesa che su quello delle nuove entrate. Una tenaglia che sta spingendo il presidente del Consiglio a pressare su Umberto Bossi affinché il ministro delle Riforme rimuova il veto della Lega sulla previdenza. «Il pressing sul Senatur c'è ed è forte», conferma un ministro vicino al Cavaliere. Secondo fonti tecniche della maggioranza, un intervento strutturale che preveda l'adeguamento dell'età pensionabile delle donne e la stretta sui requisiti delle pensioni di anzianità frutterebbe circa due miliardi di euro l'anno. E su queste basi uno spiraglio potrebbe aprirsi. Magari approfittando della volontà del Carroccio di allentare la presa sugli Enti locali. In attesa che la prossima settimana il gruppo dei “ribelli” consegni al segretario del Pdl, Angelino Alfano, il testo con le proposte di modifica da tramutare poi in emendamenti nell'Aula del Senato, il blocco che chiede di mettere mano alle pensioni si rafforza. Ieri dalle colonne del Sole 24 Ore è sceso in campo Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica. Chiarissimo il messaggio lanciato alla Lega. «Molto è stato fatto per la sostenibilità del nostro sistema pensionistico», concede Brunetta, «ma rimangono almeno due anomalie da correggere per portare il nostro sistema a essere più equo e sostenibile». La prima: «La possibilità di pensionarsi prima di raggiungere l'età per la vecchiaia». La seconda: «Alle donne, ma solo a quelle del privato, si applica un requisito per la vecchiaia più basso di quello cui sono soggetti gli uomini e le lavoratrici pubbliche». Due interventi, quello sulle pensioni di anzianità e quello sull'aumento dell'età pensionabile femminile nel settore privato, che il ministro auspica di realizzare in Parlamento in sede di conversione del decreto «con una maggioranza più ampia di quella che sostiene il governo». Sul tema, infatti, la Lega resta ostile. «Siamo intervenuti troppe volte sulle pensioni e l'unica cosa che non si può fare è mettere in discussione un diritto acquisito», fa muro Roberto Calderoli, ministro della Semplificazione, a proposito della proposta di innalzare l'età pensionabile delle donne. «Non si possono cambiare le carte in tavola quando i giochi sono già fatti». Anche se, aggiunge, se proprio bisogna fare qualcosa, «lo si faccia con uno scivolo di una durata sufficiente». Chiusura totale, almeno in apparenza, rispetto all'ipotesi di agire sulle pensioni di anzianità. Intransigenza che ormai nel Pdl sopportano a fatica non solo la dozzina di parlamentari che già sono usciti allo scoperto, ma anche esponenti finora rimasti defilati come Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera. «Io spero che la Lega si renda conto che non è vero che toccare le pensioni di anzianità vuol dire toccare la povera gente», sostiene il deputato esperto di previdenza. «La campagna in difesa delle gloriose pensioni padane», aggiunge, è solo «campagna elettorale». Proprio come la proposta di spalmare il Tfr in busta paga, altra «buotade leghista di Ferragosto. Purtroppo la Lega è l'alleato del Pdl, un alleato difficile da gestire». Eppure con la sortita di Brunetta e Cazzola è evidente che sulla proposta di intervenire sulle pensioni di anzianità si sta formando un'alleanza trasversale che comprende l'ala “laburista” del Pdl, i “frondisti” liberali capeggiati da Guido Crosetto e Antonio Martino e i cattolici (per Avvenire, quotidiano dei vescovi, «gli esodi anticipati sono un tabù da rimuovere»). «Non è giusto che, con l'aspettativa di vita arrivata a 80 anni, chi va in pensione a 59 debba campare più di vent'anni a spese della collettività. Una rendita parassitaria intollerabile», attacca Giorgio Stracquadanio, uno degli animatori della rivolta anti-tasse del Pdl alla quale ieri si è iscritto ufficialmente anche il deputato Santo Versace. di Tommaso Montesano

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