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Il patto tra Merkel e Sarkozy per colonizzare l'Europa unita

Governo unico della Ue proposto al vertice di Parigi svela gli altarini dei due Paesi. No agli eurobond. Tassare rendite finanza

Andrea Tempestini
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Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno commissariato l'Europa. Più con le parole, però, che con i fatti.  Hanno detto a tutti i componenti del club dell'euro, a cominciare da Italia e Spagna, che cosa devono (o non devono) fare. Tuttavia non hanno preso nessun impegno preciso. Tanto meno  sugli eurobond che, a questo punto, sembrano la soluzione migliore per superare la crisi abbattutasi sulla moneta unica. Non a caso i mercati, dopo aver ascoltato le dichiarazioni del Presidente e della Cancelliera, nelle ultime contrattazioni serali hanno perso quota. Certamente si aspettavano maggiore consistenza dal vertice di Ferragosto tra i due principali Paesi dell'Unione europea. La Merkel e Sarkozy  hanno fatto un elenco di buone intenzioni. «L'obbligo del pareggio di bilancio deve entrare nella Costituzione di tutti i Paesi della zona euro». Poi le tasse: «Entro qualche mese deve essere operativa la tassazione sulla transazioni finanziarie». Infine deve insediarsi  un governo economico dell'Europa «destinato a riunirsi una volta al mese». Un trasferimento di sovranità utile. Ma che certamente non può essere  fatto con un colpo di bacchetta magica. «Proponiamo un governo economico per l'Europa che si chiamerà “Eurocouncil” si riunirà due volte l'anno, sarà composto dai 17 capi di Stato e di governo della zona euro ed eleggerà un presidente stabile per 2 anni e mezzo». «Io e la signora Merkel -  ha aggiunto Sarkozy - proponiamo che il candidato sia Herman Van Rompuy». Sarkozy ha puntualizzato che se il Parlamento francese non adotterà la regola d'oro del pareggio di bilancio in Francia, il popolo sarà consultato per via referendaria in occasione delle prossime elezioni presidenziali.  La Merkel ha poi spiegato che d'ora in avanti Francia e Germania coordineranno le proprie politiche fiscali. Francia e Germania ribadiscono «l'assoluta determinazione nella difesa dell'euro» sottolineano i due leader. «Abbiamo deciso che ogni Stato debba avere una commissione che possa stabilire delle regole su come frenare l'indebitamento». Nulla di fatto invece sugli eurobond che sembravano il coniglio dal cappello per placare l'ansia dei mercati.  La bocciatura è stata netta. «Le persone cercano una bacchetta magica per uscire dalla crisi. Gli eurobond sono l'ultima spiaggia. Ma non credo che ci troviamo in questa situazione» ha detto la Merkel.  Ci sarà rimasto molto male il ministro Tremonti che li considera  l'unica possibilità di far fare all'Europa un salto in avanti sulla strada dell'unificazione. Secondo uno studio di Credit Suisse dovrebbero ammontare a 8 miliardi. Servirebbero, progressivamente, a sostituire i titoli di Stato che gli Stati dell'euroclub hanno in circolazione. I primi trarne beneficio sarebbero italiani e tedeschi che, insieme costituirebbero la metà del tesoro. Due miliardi Roma e altrettanto Berlino. A garantirli sarebbe direttamente la Bce e non i singoli Stati. Per la speculazione sarebbe molto pericoloso giocare al ribasso. Rischierebbe di picchiare contro un macigno. «Molti credono» che gli eurobond possano essere «la panacea universale» per uscire dalla crisi, ma «io non credo in questa soluzione unica», ha ribadito il cancelliere tedesco. «Gli eurobond - ha aggiunto la Merkel - si potranno immaginare un giorno, ma solo alla fine del processo dell'unione totale dell'Europa. Siamo ancora all'inizio». Sul tema, ha aggiunto a seguire Sarkozy, «Francia e Germania hanno una posizione del tutto analoga». Gli eurobond servirebbero «a garantire la tripla A al debito di tutti i Paesi della zona euro». Ma creare un meccanismo per cui «Francia e Germania garantiscano per il debito di tutti», senza poter «averne il controllo», andrebbe a «minare la credibilità dei nostri Paesi». Francia e Germania hanno anche detto no all'aumento del cosiddetto Fondo salva-stati giudicandolo «adeguato».  Fine della trasmissione. Almeno per il momento. Non restano che le parole di incoraggiamento. «L'Italia ha varato una nuova manovra per tornare in crescita», ma ora occorre un «impegno durevole» di tutti, a partire da Germania e Francia ha aggiunto la Merkel. «Serve un meccanismo permanente - ha aggiunto il cancelliere tedesco - che riguardi la valuta comune. Proporremo a Van Rompuy uno strumento tale che ci sia un giudizio sui singoli Stati della zona euro. Serve impegno permanente nel tempo. Non dobbiamo avere la tendenza a fare subito la cosa più facile».  Nel frattempo ognuno dovrà arrangiarsi. «Ai nostri amici spagnoli e italiani consigliamo che il governo di questi due Paesi prendano delle decisioni forti per la ripresa della credibilità» ha detto ancora il presidente francese. Insomma i due uomini politici più importanti d'Europa hanno commissariato Buxelles. Ma per il momento solo con le parole. di Nino Sunseri

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