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Truffaldini La beffa della casta. I tagli? Finti Guadagni previsti dalla relazione pari a zero

La relazione tecnica non ipotizza nemmeno 1 euro di entrate dalla soppressione Comuni e Province: non ci credono neanche loro

Andrea Tempestini
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Nuove tasse chieste a persone fisiche e giuridiche in Italia: 12,8 miliardi. Tagli previsti ai costi della politica: zero. È  una vera sorpresa quella che viene dalla relazione tecnica (leggi le indiscrezioni filtrate martedì) al decretone di agosto per mettere in sicurezza i conti pubblici italiani. Perché quando c'è da mettere mano al portafoglio e da mettere nero su bianco le cifre di nuove entrate o di minori spese, gli unici che valgono davvero sono in cittadini. Per mettere le mani nelle loro tasche si è perfino violentato quello Statuto del contribuente che sembrava la Bibbia del centro destra: non si possono cambiare le regole del fisco quando la partita  è ancora in gioco, questa volta lo si è fatto addirittura tornando indietro al primo minuto. Il contributo di solidarietà sui redditi complessivi (stipendio e rendite varie) sopra i 90 mila (5%) e sopra i 150 mila (10%) euro scatta ora retroattivo al 1 gennaio 2011. E in tre anni  porterà nelle casse dello Stato 3,8 miliardi di euro. Scatta invece dal primo gennaio prossimo la nuova tassazione sulle rendite finanziarie: l'aliquota sui capital gain passa dal 12,5 al 20% e dovrebbe essere compensata dalla discesa della tassa sui conti correnti dal 27 al 20%. Solo che con la prima misura i risparmiatori pagheranno 2,1 miliardi   in più all'anno. E con la seconda risparmieranno 277 milioni. Una par condicio così è quella che sogna Silvio Berlusconi quando va in tv. Risultato finale:  nel triennio lo Stato incasserà 4,8 miliardi   in più. E sono tasse anche queste. Come tassa è quella conosciuta come Robin tax, di cui è stato allargato il perimetro e innalzata l'aliquota di 4 punti. La pagano le imprese, ma sempre tassa è: 3,6 miliardi   in più nel triennio. E ancora tasse sulle pmi  vengono dalla rivisitazione degli studi di settore: 0,6 miliardi in più entro il 2014. Quando si tratta della casta anche i ragionieri del ministero dell'Economia si fanno assai prudenti. Non è stato messo in bilancio nemmeno un euro di risparmio. Per alcune norme (il contributo di solidarietà dei parlamentari) perché se davvero verranno applicate, saranno i bilanci di Camera e Senato a beneficiarne e non lo Stato. Per quel che riguarda la riduzione del numero di consiglieri e assessori regionali si scrive che certo ci «saranno effetti migliorativi sui saldi di finanza pubblica. I conseguenti risparmi di spesa potranno essere verificati a consuntivo e pertanto non vengono prudenzialmente quantificati». Quando si comincia ad usare tale prudenza, si sente  puzza di bruciato: il Tesoro ha messo nelle vecchie finanziarie decine di norme inattuate per ridurre i costi della politica. Eccoci alla riduzione delle province e al dimezzamento di consiglieri e assessori. La soppressione,  scrive il Tesoro,  «determina un effetto finanziario positivo sui saldi di finanza pubblica, che, allo stato attuale, non si è in grado di quantificare». La riduzione di consiglieri e assessori? «Non si ascrivono effetti finanziari positivi sui saldi di finanza pubblica, in quanto la conseguente minore spesa per le province interessate, tenuto conto dei vincoli posti dalle regole in materia di patto di stabilità interno, determina un verosimile corrispondente incremento delle restanti spese». Vale a dire: se tagliano, poi si giocano i risparmi spendendo in altro. Magnifica prospettiva, potrebbe essere data anche a noi contribuenti comuni. Stessa musica per il taglio dei comuni più piccoli: «Determina un effetto finanziario positivo sui saldi di finanza pubblica, che, allo stato attuale, non si è in grado di quantificare». Nessun risparmio indicato nemmeno per la norma che impedisce agli onorevoli di volare in business class. E si capisce: possono volare solo Alitalia, e il 95% dei loro voli è su tratte nazionali, dove non esiste la business: una beffa. Meno beffa è il fisco futuro: il decreto modifica l'Ipt, l'imposta provinciale di trascrizione, e assicura che ci saranno nuove entrate. Come alza i tetti delle addizionali Irpef comunali e regionali, e arriveranno altre tasse non quantificate perché non le metterà il governo centrale. di Franco Bechis

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