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Il Pil tedesco deprime le Borse. Milano, crollo degli energetici

Crescita Germania quasi a zero. Listini giù, poi recuperano con tripla A di Fitch a Usa. Piazza Affari, pesa la 'Robin Hood Tax'

Andrea Tempestini
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La Borsa di Milano ha chisuo in calo alla riapertura dopo la pausa di Ferragosto e l'annuncio della manovra  riveduta e corretta alla luce delle indicazioni europee. Piazza Affari ha archiviato la seduta zavorrata dalle utilities, particolarmente penalizzate per via delle modifiche della cosiddetta Robin Tax, e dall'umore generale delle piazze sulle due sponde dell'Atlantico, che hanno accolto male il dato del Pil della Germania nel secondo   trimestre 2011. Poi le piazze Usa hanno aperto in calo, dopo tre sedute di fila chiuse in territorio positivo. Ma la conferma del rating a stelle e strisce da parte dell'agenzia Fitch (tripla A con outlook stabile) ha dato un po' di ossigeno ai mercati. Così, alla fine dell'ennesima giornata segnata dall'alta volatilità, a Piazza Affari l'indice Ftse Mib ha lasciato lo 0,87%, mentre l'All Share lo 0,80 per cento. In ordine sparso le europee, con Zurigo maglia rosa: lo Smi ha chiuso a 5.373,3 (+0,91%). In lieve rialzo anche Londra, dove il Ftse segna +0,13% a 5.357,63 punti. Calano Lisbona, con il Psi 20 a   6.237,66 (-1,47%), Bruxelles (Bel 20 2.246,92, -1,30%), Madrid (Ibex 8.674,3, -0,40%), Amsterdam (Aex 291,51 punti, -0,75%), Francoforte(Dax 5.994,90, -0,45%), Parigi (Cac 3.230,90, -0,25%). Giornata volatile - L'apertura è stata in leggera flessione per le Borse europee, e per Milano in particolare, a cui dopo il varo della manovra non riesce il rimbalzo iniziale (in apertura l'indice Ftse Mib perdeva lo 0,26%, l'All Share lo 0,17 per cento). Male all'inizio delle contrattazioni anche Francoforte, Parigi e Madrid. Le perdite, nel corso della mattinata di martedì (complice la crescita zero della Germania) si sono allargate. E così, subito dopo le 13.30, l'indice principale di Milano perdeva più di 3 punti percentuali. A pesare in negativo - ve ne diamo conto nell'articolo - la performance degli energetici, gravati dalla cosiddetta Robin Hood Tax. Bene invece i bancari. Nel pomeriggio l'apertura di Wall Street, sull'onda dei timori per la situazione economica negli Usa e in Europa, si è rivelata in calo, con una lieve flessione dell'indice Dow Jones (-0,6%) e una più consistente del Nasdaq (-1,16%). Poi le buone notizie di Fitch sul rating degli Stati Uniti e la parziale risalita:  le principali piazze europee riguadagnavano parte del terreno perduto. Milano limava le perdite intorno all'1%, Francoforte e Parigi scendevano dello 0,8%, Londra dello o,25 per cento. Il tonfo degli energetici - Come detto, a Milano, le utilities italiane hanno sofferto dopo il rincaro della cosiddetta 'Robin Hood Tax', inserito nel pacchetto della manovra del Governo. La misura che colpisce le società energetiche, secondo le anticipazioni della relazione tecnica porterà nelle casse dello Stato 1,88 miliardi di euro nel 2012 e 900 milioni sia nel 2013 che nel 2014. Nel paniere principale hanno sofferto Enel (-4,25% a 3,472 euro), Enel Green Power (-5,42% a 1,519 euro), Terna (-13,64% a 2,494 euro) e Snam Rete Gas, che ha ceduto il 9,9% a 3,33 euro. La controllata del Cane a sei zampe ha diffuso nel pomeriggio di martedì una nota, in cui ha spiegato che la 'Robin Tax' peserà sul bilancio per circa 150 milioni di euro ma senza intaccare la politica dei dividenti. Nel comparto, bene Eni, che gira nel finale in positivo guadagnando uno 0,46% a 13,17 euro. Crescita Germania - Brutte notizie sono arrivate dalla locomotiva tedesca: il pil della Germania ha fatto segnare una crescita vicina allo 0,1% nel secondo trimestre del 2011. Un dato decisamente al di sotto delle attese, e il più debole dal primo trimestre del 2009, da quando la Germania subì una contrazione del prodotto interno lordo. Secondo quanto aveva previsto la Reutres, Berlino avrebbe dovuto far segnare un incremento dello 0,5 per cento. Per quel che riguarda il dato su base tendenziale, il preliminare del Pil non aggiustato ha mostrato una crescita del 2,8%, anche in questo caso in rallentamento del 5% del primo trimestre (rivisto al ribasso dal 5,2% iniziale): le attese erano per una crescita del 3,2 per cento. Crescita piatta anche per la Spagna, con il Pil che nel secondo trimestre è salito di uno scarno 0,2% dopo l'incremento dello 0,3% nei mesi precedenti. Infine, brutti dati anche per l'Olanda: secondo l'istituto di statistica nazionale, il Pil dei Paesi Bassi ha segnato una crescita pari allo 0,1% nel secondo trimestre, andamento inferiore alle stime degli economist. Pil europeo -Nella mattinatà di martedì anche i dati sulla crescita economica dell'eurozona, che frena nel secondo trimestre del 2011. Il Pil della Ue a 27 è cresciuto soltanto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, e dell'1,8% su base annua. Le stime sono state rese note dall'Eurostat, che ha sottolinato come la crescita su base congiunturale per l'Italia si si assestata allo 0,3% su base tendenziale e dello 0,8% su base annua. Eurobond - Mentre i mercati continuano a scricchiolare, continua a tener banco l'ipotesi delle obbligazioni europee. La possibilità di emettere titoli pubblici congiunti a livello di eurozona, ipotesi caldeggiata dal ministro Giulio Tremonti, "è un'idea molto interessante", ha affermato il portavoce della commissione europea durante il briefing giornaliero. Al contrario, il ministro dell'Economia tedesco, Philippo Roesler, si è detto nuovamente contrario all'ipotesi eurobond. Intervistato da una radio tedesca, ha ribadito la chiusura di Berlino e di Angela Merkel all'emissione di titoli di debito comuni alla zona euro. Stessa linea quella del ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, che si è detta contraria all'introduzione dei titoli di debito europeo perché "costerebbero all'Austria diversi miliardi di euro".

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