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Pensioni, tagli, aiutini e Iva: alternative alla supertassa

Le ipotesi sul tavolo per recuperare 15 miliardi: innalzare l'aliquota, blocco degli assegni di anzianita e via le Province

Andrea Tempestini
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I tecnici sono già al lavoro. Nelle fila dei fedelissimi di Silvio Berlusconi c'è una squadra che salterà il Ferragosto preparando gli emendamenti a quella manovra che non va giù al premier e soprattutto è indigesta a gran parte dell'elettorato di centro destra. L'obiettivo principale è toccarne tre punti, nella speranza di sostituirli con alternative o comunque di attenuarne parecchio gli effetti. Il primo è il contributo di solidarietà chiesto ai redditi sopra i 90 e i 150 mila euro. Il secondo è il limite a 2.500 euro per i pagamenti in contanti. Il terzo è il blocco biennale delle liquidazioni degli statali. Per aspetti diversissimi fra loro, le tre misure inserite da Giulio Tremonti nella manovra di emergenza sono tutte nemiche del dna del centro destra. E per ridisegnare la manovra si sta pensando a un contro-pacchetto del valore di circa 15 miliardi di euro. Secondo una simulazione effettuata dalla Ragioneria generale dello Stato per il ministero dell'Economia da un aumento indifferenziato di un punto di tutte le aliquote Iva si ricaverebbero 10 miliardi di euro all'anno. Certo, l'accettabilità sociale dell'aumento non sarebbe altissima. Perché quel punto peserebbe diversamente a seconda delle aliquote in vigore oggi. Sarebbe un aumento del 25% sulla aliquota agevolata del 4% che riguarda i generi di prima necessità, del 10% sulla aliquota intermedia agevolata (che è del 10%) e del 5% sulla aliquota ordinaria. Nel Pdl si erano immaginati aumenti diversificati, e anche ipotizzato un innalzamento al 25% (aliquota massima consentita dalle direttive Ue) dell'Iva sui beni di lusso, in modo da compensare nei fatti anche un eventuale innalzamento del tetto sul contante (almeno a 3 mila euro). La richiesta per altro era arrivata anche ufficialmente dalla Cisl di Raffaele Bonanni. Il suo difetto però è insormontabile: è una misura non consentita dalla quinta direttiva europea sull'Iva. Perché può essere alzata al 25% solo l'aliquota ordinaria, ma da quel tetto sono consentite agevolazioni parziali (in gran parte in riduzione di soli cinque punti). Le norme europee in ogni caso avrebbero imposto un riordino delle agevolazioni concesse dagli stati membri perché la loro permanenza aveva carattere solo temporaneo. Anche su alcuni beni al 4% l'Italia avrebbe comunque dovuto innalzare l'aliquota. Non solo: l'aumento dell'Iva era di fatto già previsto dalla manovra di Tremonti di metà luglio che per il 2013-2014 aveva come clausola di salvaguardia il taglio lineare di tutte le agevolazioni fiscali, Iva compresa. Si tratterebbe dunque di un solo anticipo di quella parte di manovra che consentirebbe di eliminare il contributo di solidarietà, ottenendo introiti ben più elevati. Gli incassi extra potrebbero invece essere utilizzati nel verso contrario: aumentando agevolazioni fiscali ai redditi più bassi, per compensare la eventuale depressione dei consumi e l'effetto negativo sull'inflazione che la nuova Iva potrebbe determinare. Secondo pacchetto di emendamenti riguarderà invece quelle pensioni di anzianità che Tremonti e Umberto Bossi non hanno voluto toccare. Secondo gli ultimi dati Inps nel 2010 hanno ricevuto per la prima volta la pensione di anzianità 110.884 uomini e 63.885 donne, per un totale di 174.729 beneficiari di età media di 58,3 anni. Nello stesso anno sono state erogate nuove pensioni di vecchiaia a 173.575 beneficiari. Quello di andare in pensione in media a quella età (per altro con il sistema retributivo, assai più generoso di quello che toccherà a quelli che oggi hanno 50 anni) è privilegio che in tutti gli altri paesi forti della Ue non è consentito. Proprio per questo punto la Germania ha fatto resistenza nel difendere l'Italia dall'attacco della speculazione. Il blocco immediato delle pensioni di anzianità secondo i primi calcoli comporterebbe un risparmio superiore ai 3 miliardi di euro annui nel periodo della manovra (nel 2011 meno, ma ogni anno il risparmio sarebbe progressivo). Siamo già a 13 miliardi di euro di contro-manovra. Gli ultimi due miliardi potrebbero venire da una accelerazione delle misure sul contenimento dei costi della pubblica amministrazione e delle istituzioni, eliminando con effetto immediato le province individuate e facendone decadere gli organi amministrativi. La quarta carta da giocare è quella suggerita da Luca Cordero di Montezemolo: una patrimonialina sui superricchi. L'ipotesi è quella di un'imposta straordinaria e una tantum sui beni di lusso che valga indifferentemente dalle persone giuridiche o fisiche che ne siano proprietarie, e che possa estendersi anche alla casa con esenzione della prima e della seconda fino a un valore di 700 mila euro. Verrebbero sottoposte alla patrimonialina seconde case sopra quel valore e tutti gli altri beni immobili posseduti. Il vantaggio di questa formula sarebbe anche quello di recuperare a tassazione sia pure una tantum un'ampia area di evasione. di Franco Bechis

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