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Maledizione del caddie tradito E Woods non va più in buca

Tiger non ne azzecca una. Per la prima volta 'tagliato' in un majore. E Gode Williams, il suo angelo custode, è stato licenziato

Andrea Tempestini
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C'era un tempo per i sorrisi. Quelli di Tiger accanto alla bionda Elin e ai loro eredi, ma anche vicino a Steve Williams, suo compagno d'avventura sul campo dal '99 a tre settimane fa. Quei tempi sono passati, per sempre. Magari ne torneranno di nuovi, ché gli americani amano ripetere spesso come non si debba mai sottostimare il cuore di un campione. Eppure adesso lo sport preferito è quello di dargli addosso a questo Woods scopertosi improvvisamente gigante d'argilla, incapace di reagire ad una crisi umana e sportiva che quando tocca un numero uno, uno vero, è ancora più devastante. Il taglio allo US PGA Championship in Georgia, non lontano da Augusta dove quattordici anni fa si consacrava vincendo la sua prima edizione dei Masters, è solo l'ultimo capitolo nella storia di un campione che non sa più ritrovarsi in campo come fuori. NIENTE LIETO FINE Qui un lieto fine non è previsto, ché non siamo mica a Hollywood. Più semplicemente Woods psicologicamente non riesce più a ritrovare la forza d'un tempo e il gioco lo ha abbandonato, complici i guai fisici che lo tormentano da tempo. Aveva provato a rientrare in primavera, si è dovuto fermare per ritarare la macchina complici un ginocchio malandato e un tendine d'Achille che risente degli sforzi, più che dell'età. Quando ha deciso che era venuto il tempo di rientrare ha dato l'ultimo taglio al passato licenziando pure Steve Williams, il caddie con il quale si era costruito una carriera da immortale in dieci indimenticabili stagioni. Un addio rumoroso, quasi più di quello con la modella svedese che aveva sposato. La signora Nordegren nel suo ricchissimo contratto matrimoniale aveva almeno una clausola che le imponeva la riservatezza. Il portaborse neozelandese, che per due lustri ha servito ma si è anche rimpolpato il conto in banca (la percentuale su ogni premio è del 10%), invece no. E a caldo ha promesso di spiattellare tutti i segreti del campione nella sua prossima autobiografia. Poi ha rincarato inelegantemente la dose giusto ad inizio settimana quando si è preso la prima rivincita assistendo Adam Scott nella vittoria al WGC Bridgestone Open. Amici e colleghi l'hanno rimbrottato, lui ha parlato di amarezza ancora da digerire e intanto si gode la rivincita con il suo assistito che è ancora perfettamente in corsa per bissare il successo ad una settimana di distanza nell'ultimo major stagionale. DISASTRO IN CAMPO Woods no, è già fuori e saluta la compagnia. Imbolsito e incapace di reagire, ha compromesso tutto nella prima giornate e nella seconda, più per la voglia di dimostrare a se stesso che per la reale voglia di risalire, ha forzato il gioco centrando tutti gli ostacoli, tra bunker e acqua che il campo di Atlanta proponeva. A poco gli è servito avere al suo fianco Bryon Bell, amico d'infanzia che non ha assolutamente l'esperienza di Williams. Ora si fermerà, probabilmente sino a novembre, perché negli Usa tra un paio di settimane scatta il tempo dei playoff per i quali lui non è qualificato e venire a giocare in Europa per ora non rientra nei programmi: «È comunque un passo avanti essere riuscito a giocare su questi livelli per due settimane di fila. Ora ho bisogno di lavorare, non vado certo in ferie, e mi prenderò il mio tempo per farlo accanto a Sean». Per la cronaca è Foley, coach che lo assiste nella preparazione dei tornei, uno dei pochi ad avere ancora fiducia in lui. Tiger l'ha avuta con i fratelloni Molinari, che contrariamente a lui sono ancora in corsa nel torneo al pari di Matteo Manassero. Nella nuova edizione del suo vendutissimo arcade di golf infatti ci sono anche Francesco ed Edoardo. Altri che incassano anche grazie alla sua immagine, ma almeno loro hanno mantenuta intatta la stima e non da oggi. di Federico Danesi

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