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Austerity anche a Hollywood: tagliato pure Johnny Depp

La crisi si abbatte sugli Studios. Crollano i progetti delle superstar, compresi quelli di Ron Howard, Tom Cruise e Stephen King

Andrea Tempestini
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La crisi la sentono tutti. Obama ha riconosciuto che una botta così l'America non la prendeva dal 1929. E molti a Hollywood gli danno ragione, preparandosi a tempi di vacche magre, cioè a piani produttivi dove le vaccone particolarmente grasse (cioè i film di grosso  impegno finanziario) saranno escluse dagli immediati progetti. La parola d'ordine è: fermi tutti. Fermi soprattutto i film che all'alto budget non uniscono garanzie di sicuro successo. Così, tanti big dello schermo, si sono sentiti dire brutalmente improvvisamente di no. Primo fra tutti (ma avrebbe volentieri  rinunciato al primato) Ron Howard (l'ex Ricky di Happy days). Ron da un anno lavora alla versione di La torre nera, tratto dal monumentale ciclo horror di Stephen King. Be', il primo ciak stava per essere battuto quando quelli della Universal hanno dato lo stop. «Ron, fermati. Il film non si fa più. Forse si farà, ma fra tre quattro anni. Lo sappiamo che ti abbiamo promesso mari e monti. Lasci il progetto e basta.  Non ce ne importa nulla se hai preso l'Oscar per A beautiful  mind, se ci hai fatto guadagnare un mucchio di soldi con Il codice da Vinci. Col budget che ci hai presentato il film non possiamo più farlo. E nemmeno con la metà». IL RANGER SOLITARIO Altro big trattato a mo' di peracottaro è stato, in questi giorni, il divo Johnny Depp.  Depp in questi anni non si può certo definire peracotta. Il totale degli incassi della serie Pirati dei Caraibi l'ha collocato molto in alto nella lista dei divi più redditizi di tutti i tempi. L'altezza della posizione l'aveva fatto sentire in diritto di attuare i progetti che più gli stavano a cuore. Tra i quali una nuova versione di The lone ranger, il personaggio del fumetto che ha appassionato i piccoli americani per oltre settant'anni (figuratevi, le prime strips apparvero negli albi di “Topolino” anteguerra). Depp era gasatissimo non solo dall'idea di proporre un personaggio cult di sette generazioni, ma anche dal proporre in cinema la primissima storia sul “Lone” (perché il ranger è sempre stato “lone” cioè solitario? Perché è rimasto l'unico di una pattuglia di rangers massacrati dai fuorilegge). Bene, anche Depp è stato stoppato alla vigilia della lavorazione. Stessa sorte a un altro superstar, Tom Cruise. Qui lo schiaffone è stato doppio. Uno per Tom e l'altro per il regista voluto da Tom, ovvero Guillermo del Toro, forse il direttore di horror attualmente più  quotato nel mondo. Cruise e Del Toro lo scorso anno hanno portato sui tavoli della Sony il progetto per la riduzione  del classico di H.P. Lovecraft Le montagne della follia. Alla Sony danno subito l'ok  entusiasti. Allora. Adesso l'entusiasmo è passato. Cruise è stato convocato per un raggelante discorso.«Caro Tom, sai che godi di tutta la stima. Se vuoi fare un altro Mission impossible firmiamo anche oggi. Ma un film da Lovecraft può andar bene. Oppure no. È comunque un rischio. E rischi in questo momento non ne corriamo». IL MAGO DI OZ Last but not the least tra le vittime, Sam Raimi. Da circa dieci anni, Sam da regista o da produttore in cinema o in tv  non ha mai sbagliato un film che è uno. Ogni soldo speso è ritornato indietro  triplicato. O decuplicato. Ha diretto tre Spiderman. Due anni fa il suo horror Drag me to hell con un budget ridicolo è stato un successo mondiale. A uno così in tempi normali non puoi dire di no. A meno di non voler essere giudicato scemo o folle. Bene, sei mesi fa è partito con la pre produzione di Oz the beginning, una sorta di prequel  del Mago di Oz. Ora tutti gli addetti al progetto sono stati cortesemente invitati ad andare a casa. di Giorgio Carbone

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