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La Fiom tifa per la catatrofe: "Subito lo sciopero generale"

Landini come la Camusso: vuole bloccare il Paese per le misure sulla nuova contrattazione aziendale

Costanza Signorelli
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La più dura reazione al varo della manovra è arrivata dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che in disaccordo con l'introduzione delle misure che riguardano la contrattazione aziendale e l'autonomia delle parti ha invocato lo "sciopero generale". Il punto su cui il segretario delle tute blu cerca la rottura è "l'estensione erga omnes verso tutti i dipendenti degli accordi coerenti con l'intesa confederale recente con le parti sociali", annunciata in conferenza stampa dal ministro Maurizio Sacconi. La misura ricalca l'accordo siglato a fine giugno tra Confindustria e sindacati. In sostanza, le misure contenute in manovra prevedono che la contrattazione aziendale possa stabilire e derogare quella nazionale su tutto ciò che definisce l'organizzazione della produzione e del lavoro fino ai licenziamenti senza giusta causa, tranne quelli discriminatori. "Penso a Mirafiori e Pomigliano", ha esemplificato. "Diritto del lavoro cancellato" - Così il segretario Fiom invita allo "sciopero generale e immediato di tutti i lavoratori e pensionati".   "La Fiom dice no. Non abbiamo nessuna intenzione di accettare una logica di questa natura e metteremo in campo da subito una mobilitazione fino allo sciopero generale". Quando tutta l'Italia chiede collaborazione Landini cerca la paralisi del Paese. Secondo il leader delle tute blu con questa decisione si vuole "cancellare il diritto del lavoro in Italia che è fondato dalla non derogabilità dei diritti e leggi fondamentali. Siamo di fronte - ha proseguito - a un evento mai accaduto in Italia, dove un governo per legge decide di distruggere l'esistenza del contratti nazionale e di fatto apre alla libertà di licenziare". "Un passo avanti ma non basta" - Più mite, al contrario, la reazione del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, secondo cui nel provvedimento anti-crisi ci sono "timidissimi segnali positivi". In buona sostanza però, bacchetta Di Pietro, "si tratta una manovra che per il 90% pesa sulle spalle dei cittadini e della povera gente, dei ceti medi e medio bassi". Un passo che si muove nella direzione giusta è la razionalizzazione delle Province e dei Comuni, "anche se - ha proseguito il leader Idv - non è certo quello di cui ci sarebbe bisogno e che noi avevamo proposto" ovvero l'abolizione secca degli Enti inutili. Secondo Tonino  "con queste misure si intacca solo la punta dell'iceberg mentre la parte più grossa dei costi della casta rimane intonsa. Su questo i cittadini giustamente si ribellano e si ribelleranno e noi con loro".

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