E' la più sanguinosa di sempre: arriva la stangata delle libertà
Le misure aggiuntive approvate e richieste dall'Europa: mazzata da 45 mld. Perlievi su redditi oltre 90mila €. Leggi quanto paghi
Una nuova manovra da 45 miliardi di euro (e che, come ha ricordato il premier, per le nuove tasse "fa grondare il cuore"). Da sommare a quella da 48 miliardi varata a luglio. Totale 93 miliardi: un record per il nostro Paese. Un pacchetto necessario a portare i conti pubblici in pareggio entro il 2013 con un anno di anticipo rispetto al vecchio programma, superato dal caos sui mercati e dalla crisi finanziaria internazionale che non sembra affievolirsi. L'Italia è in piena emergenza: del resto un decreto legge di queste dimensioni approvato in mezzo alle ferie estive non si era mai visto. Nuove tasse, tagli alla spesa pubblica e stretta su lavoro, pensioni e pubblico impiego: questo il menù delle misure principali ieri licenziato dal consiglio dei ministri, terminato proprio mentre è andata in stampa la prima edizione di questo giornale. Sul tavolo del cdm c'era anche un disegno di legge costituzionale di modifica dell'articolo 41 (sulla libertà dell'iniziativa economica) e dell'articolo 81 (per inserire il vincolo del pareggio di bilancio) ed infine una delega per la riforma del sistema assistenziale. In ogni caso, livelli monstre quelli toccati con la doppia correzione dei conti pubblici in questo mese. L'unico precedente in cui si sono superati i 40 miliardi di euro risale infatti al 1992 con il Governo di Giuliano Amato che varò un intervento da 48 miliardi (96.000 miliardi di vecchie lire). Ma sempre Amato nel 2000 varerà l'unica manovra a saldo zero. Negativo, però, il giudizio del Pd. «Una manovra che non risolve i problemi», è il giudizio di Pierluigi Bersani. Qui di seguito ecco alcuni dettagli delle misure. Fisco. Confermata anzitutto la “voce” circolata giovedì sulla stangata per i redditi medio-alti (Guarda quanto paghi). Analoga stangata era stata rifilata a luglio agli statali. Sopra quota 90mila euro scatta un prelievo fiscale extra del 5%, che passa al 10% quando il livello supera i 150mila euro. Vale a dire, a esempio, che per chi guadagna 100mila euro ci sarà un prelievo forzoso di 500 euro e 1.500 euro per chi ha introiti per 160mila (500 più 1.000). Di fatto sono stati creati altri due scaglioni di Irpef (48% e 53%). Passa invece al 20% (dal 12,5%) l'aliquota tributaria per le rendite finanziarie. Dal giro di vite sui risparmi vengono esclusi i titoli di Stato (bot, cct e btp). La misura probabilmente potrebbe aumentare il ricorso alle obbligazioni del Tesoro con un conseguente impatto favorevole sui rendimenti, destinati a salire di fronte a una domanda in crescita. Tuttavia c'è da mettere in conto la protesta di banche e società quotate: i loro bond, infatti, corrono il rischio di essere penalizzati sul mercato, perché tassati a un'aliquota meno vantaggiosa. Non è chiaro il destino del prelievo fiscale sui conti correnti e depositi bancari. L'aliquota è fissata al 27% e giovedì era stata paventato l'allineamento al 20%. Un modo come un altro per compensare il giro di vite sui correntisti e risparmiatori. Un colpetto è arrivato anche alle imprese: cala infatti al 62,5% la possibilità di abbattimento delle perdite nei bilanci. Autonomi. In giornata è stata discusso pure l' aumento della quota Irpef per gli autonomi, a partire dall'attuale 41% per i redditi oltre i 55mila euro. Giallo Iva. Piccolo giallo attorno alla tassa sui consumi. Sono circolate parecchie indiscrezioni su un presunto aumento dell'Iva dal 20% al 21% per fare cassa subito, già nella settimana di Ferragosto. Il gettito in più ammonterebbe a 1 miliardo. Lotta evasione. Arrivano nuove misure contro i furbetti delle tasse: Tracciabilità di tutte le transazioni superiori ai 2.500 euro con comunicazione all'agenzia delle entrate delle operazioni per le quali è prevista l'applicazione dell'Iva. È inoltre previsto l'inasprimento delle sanzioni, fino alla sospensione dell'attività, per la mancata emissione di fatture o scontrini fiscali. Tagli. Valgono circa 19 miliardi i tagli: 8,5 sono quelli che colpiranno la spesa dei ministeri; mentre altri 9,5 derivano dalla riduzione dei trasferimenti agli enti locali. Verranno ridotti 6 miliardi di trasferimenti nel 2012 e 3,5 nel 2013. Per le regioni il peso della riduzione dei fondi è pari a 1 miliardo di euro. La sanità non verrà toccata. Province. Accanto a queste misure spunta, a partire dalle prossime elezioni, la soppressione delle province sotto i 300mila abitanti, la fusione dei comuni sotto i mille abitanti, con sindaco anche assessore, e la riduzione dei componenti i consigli regionali. Salterebbero fino a 37 province e verrebbero accorpati circa 1.500 comuni. Il che comporterebbe un taglio di oltre 50mila poltrone. Politica. Potrebbe arrivare, poi, un brusco stop ai doppi incarichi per chi è stato eletto. Durante il consiglio dei ministri è stata valutata l'abolizione della legge che concede ai parlamentari la possibilità di avere più incarichi elettivi, a esempio sindaco o assessore di un comune. Inoltre parlamentari, amministratori pubblici e dipendenti dello Stato d'ora in avanti voleranno in classe economica. Statali. Palazzo Chigi non ha risparmiato nessuno e così pure il comparto del pubblico impiego è finito sotto la mannaia anticrisi: per i lavoratori pubblici scatta, quindi, il pagamento con due anni di ritardo dell'indennità di buonuscita. Non solo. Per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa potrebbero scattare il blocco del pagamento della tredicesima mensilità. Nessuna riduzione degli stipendi. Lavoro. Prevista l'estensione generalizzata dei contratti aziendali che potranno così derogare a quelli nazionali e a parte dello Statuto dei lavoratori. Non sarebbe più prevista la delega per lo statuto dei lavori: pare quindi scongiurato l'assurda eliminazione dell'articolo 18 che vieta i licenziamenti per le imprese con più di 15 dipendenti. Nel decreto sarebbero comunque state inserite misure per rendere meno rigide le norme sui contratti a tempo indeterminato. Un po' più di flessibilità, insomma. Altro versante, quello delle festività. Si lavorerà un po' di più: le festività infrasettimanali «non concordatarie» verranno spostate al lunedì. Vuol dire che sparisce la possibilità di fare i cosiddetti ponti, mentre di fatto vengono “allungati” i fine settimana coincidenti con la festività spostata. Pensioni. Giro di vite sulla previdenza femminile. Viene anticipato dal 2020 al 2015 (o 2016) il progressivo innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell'età pensionabile delle donne nel settore privato. Sono previsti interventi disincentivanti per le pensioni di anzianità, con anticipo al 2012 del requisito di 97 anni tra età anagrafica e anni di contribuzione. Obiettivo, in questi casi, è tenere stretti i cordoni della borsa dell'Inps, l'ente che eroga gli assegni previdenziali. Privatizzazioni. Nel pacchetto di misure approvato ieri è stata inserita anche la norma che punta alle liberalizzazioni. Confermata anche le misure volte a incentivate le privatizzazioni. Energia. È tornata anche l'ipotesi del taglio del 30% degli incentivi alle energie rinnovabili. Secondo le disposizioni ieri sul tavolo del cdm, gli aiutini statali alle imprese che costruiscono, ad esempio impianti eolici e fotovoltaici, non potranno essere superiori alla media di quelli erogati negli altri Paesi d'Europa. Quanto al mercato elettrico, si va verso la divisione del nostro Paese in tre macrozone. Le due misure, comunque, non sarebbero passate e sarebbero state stralciate dopo un acceso dibattito nel corso del cdm. Fondi. Saranno anticipate di un anno le riduzioni del Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate. di Francesco De Dominicis