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Sos rinoceronti: pure l'esercito per difenderli dai bracconieri

Sudadrica. Il 70% degli esemplari rimasti è a rischio. Il governo è pronto a tutto pur di salvarli. Nel 2010 una strage: 333 uccisi

Andrea Tempestini
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Pronti a tutto pur di salvare dall'estinzione i rinoceronti, tanto che il Sudafrica ha deciso di impiegare i militari a salvaguardia di uno dei suoi animali-simbolo. Nella lotta al bracconaggio, il governo sudafricano ha scelto di passare alle maniere forti, schierando l'esercito lungo la zona di confine con il Mozambico, nei pressi del Parco nazionale Kruger, terra di nessuno che sempre più spesso viene battuta dai bracconieri di rinoceronti. Per il Sudafrica è una questione d'onore, trattandosi in assoluto del Paese dove vive il 70 per cento di tutta la popolazione mondiale di questo pachiderma (dati del Wwf). Dall'inizio dell'anno, il Fondo mondiale per la natura ha recensito 193 rinoceronti uccisi da bracconieri, di cui 146 nel solo parco Kruger, dove ne vivono circa 300. «Gli atti di bracconaggio sono quasi tutti commessi da sofisticati criminali che talvolta cacciano dagli elicotteri e utilizzano armi automatiche», ha dichiarato al Wwf Joseph Okori, coordinatore del programma Rinoceronti. Da qui la decisione di schierare l'esercito in difesa degli animali. Nonostante ormai da anni il governo conduca delle campagne di sensibilizzazione, dal 2006 in Sudafrica si registra un aumento esponenziale del bracconaggio di rinoceronti bianchi e neri, le cui corna sono molto ricercate in Asia per le loro presunte virtù farmacologiche o per servire da ornamento. LA STRAGE DEL 2010 Il fenomeno si è accelerato nel 2010 con uno storico record di 333 rinoceronti uccisi, contro i 122 del 2009 e i 13 del 2007. L'immenso Parco nazionale Kruger – grande quanto il Galles – è stato il più colpito, per questo da gennaio si è passati alle maniere ancora più forti, decidendo di affidare la questione alle forze armate. Nel 2011, le autorità hanno arrestato 123 persone sospettate di aver commesso degli atti di bracconaggio. Sei di loro sono state condannate. Secondo il Wwf, la recente intensificazione di questo crimine è stata causata dall'aumento della domanda di polvere di corno dell'animale in Cina e negli ultimi anni soprattutto in Vietnam, dove i medici tradizionali locali hanno sparso la voce che essa abbia non soltanto miracolose virtù afrodisiache, ma che sia utile perfino nella cura del cancro. Ma il Sudafrica non si muove soltanto sul fronte militare, ma pure su quello penale, per lanciare un chiaro messaggio agli uomini che vivono di bracconaggio. È il caso della storia raccontata dall'agenzia di stampa GeaPress, specializzata nella tutela degli animali. All'inizio di agosto due cittadini vietnamiti sono stati condannati rispettivamente a dieci e otto anni di carcere per contrabbando di corno di rinoceronte. Duc Manh Chu dovrà scontare dieci anni dietro le sbarre (più altri due per frode) per essere stato trovato in possesso di 12 corni, mentre Phi Hung Nguyeng è stato condannato a otto anni di carcere per un bottino di sei corni. UN SEGNALE AI CRIMINALI Della sentenza esemplare sono rimaste soddisfate le decine di associazioni animaliste che si battono per dare visibilità a una strage che trova poco spazio sui media. «Queste condanne», ha dichiarato Tom Milliken, coordinatore dei programmi della ong Traffic, «hanno lanciato un chiaro segnale ai bracconieri che le loro azioni verranno severamente punite». Il loro è stato in tutto un caso esemplare. I due trafficanti, infatti, furono arrestati entrambi all'aeroporto di Johannesburg l'11 giugno di un anno fa, alla vigilia dei Mondiali di Calcio del 2010, quando tutta l'attenzione era più per gli stadi che per le riserve naturali, forse pensando di farla franca con controlli più impegnati sui tifosi in entrata che non verso chi lasciava il paese. Dopo l'arresto ci sono stati mesi di processo e a inizio agosto la condanna, con l'obiettivo di dissuadere i bracconieri ad arrivare in Sudafrica. di Simona Verrazzo

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