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Banche, speculazione finirà quando partiranno le scalate

Ma Unicredit può valere meno di un euro? Per ritorno a normalità servono prezzi così bassi che permettano di lanciare un'Opa

Andrea Tempestini
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Ma Unicredit può valere meno di un euro? Ieri ha chiuso in calo del 9,67% a 0,937 euro, ai minimi del 2009. E Intesa? Ha terminato la seduta in maglia nera a 1, 132 euro per colpa di un traumatico -13%:  appena prima della chiusura dell'aumento di capitale la banca di Corrado Passera   valeva circa 23,4 miliardi di euro. Oggi, dopo averne raccolti cinque, vale meno di 19 miliardi. La lista della follia però è lunga. La capitalizzazione di Mps (-9,78%) era di 3,4 miliardi e adesso ne vale 4,8 miliardi, dopo aver rastrellato 2,1 miliardi. Ubi Banca (-10,17%), dopo un aumento da un miliardo, quota come prima dell'aumento: 2,2 miliardi. Il Banco Popolare (-9,36%) prima di raccogliere due miliardi capitalizzava 1,5 miliardi e ora ne vale 1,9. È così, i crolli di Piazza Affari si sono  mangiati buona parte dei 10 miliardi di aumenti di capitale realizzati nel primo semestre di quest'anno. È come se il mercato, nel prezzare le nostre banche, non considerasse più l'importante rafforzamento patrimoniale. E il dramma degli istituti di credito ovviamente ha trascinato al ribasso tutto il listino. Così il FtseMib ha chiuso con un -6,65%, la peggior seduta dal 2008 -  precisamente il 6 ottobre -  quando l'allora S&PMib aveva lasciato sul terreno l'8,2 per cento. Piazza Affari è stata la peggiore d'Europa, ma anche a Parigi è stata una tragedia. Il costo per assicurare il debito del governo francese è aumentato di 11 punti base anche se tutte le agenzie di rating hanno confermato i loro giudizi di tripla A e outlook stabile. Sono crollate invece le banche transalpine: Socgen (-14,74%) dopo aver toccato nel corso della seduta -20 per cento addirittura su voci di rischio default, Credit Agricole (-11,81%) e Bnp Paribas (-9,47 per cento). Ma anche i giganti spagnoli sono sprofondati:  Banco Santander -8,33%, Bbva -7,83 per cento.  La domanda che tutti gli operatori si facevano ieri era una sola: cos'è successo per mandare tutti ko? In realtà niente, a parte le voci smentite quasi in tempo reale sul rischio declassamento del debito francese. E allora? Un vecchio esperto di Borsa nota un particolare: se fosse vero che il debito transalpino è in pericolo avremmo dovuto assistere a un aumento dello spread tra Oat e Bund. E invece non si è visto niente, perché i titoli di Stato ormai sono protetti dal guardiano Bce. Quindi vengono colpite le banche -  per esempio SocGen, Intesa o Santander  - perché per “punirle” servono pochi miliardi (a Milano i volumi si aggiravano intorno ai 3,4 miliardi): una maxi operazione contro Btp o Bonos spagnoli costerebbe invece 100 miliardi. E allora via con la speculazione. Anche se la Consob non ha notato vendite allo scoperto da investitori italiani, è abbastanza evidente che operatori stranieri giochino all'altalena: al pomeriggio aprono posizioni ribassiste, creando un effetto domino in negativo, mentre al mattino le richiudono, riportando i rialzi. Un film che va avanti ormai da alcuni giorni. Altra domanda: quando finirà? Chi ha mangiato pane e Borsa per tanti anni spiega che la normalità, se così possiamo chiamarla, tornerà quando partiranno le scalate. Cioè quando i prezzi saranno talmente bassi finché qualcuno lancerà un'Opa. Per prendere Intesa, ad esempio, bastano poco più di 18 miliardi. di Giuliano Zulin

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