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Tremonti-Pdl, l'ultimo litigio Partito: "Patrimoniale mai"

Silvio e tutti i suoi sono contrari al prelievo sui beni mobili e immobili proposto dal ministro. "No" anche di Lega e Confindustria

Andrea Tempestini
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Se c'è uno che riesce ancora a tenere unito tutto il Pdl non è Silvio Berlusconi ma Giulio Tremonti, con la sua ipotesi di introdurre una tassa patrimoniale. Lo spettro del prelievo straordinario sui beni mobili e immobili aleggiava ieri sul duplice vertice del Pdl. Quello ufficioso tenutosi nel pomeriggio nello studio del presidente del gruppo parlamentare alla Camera, Fabrizio Cicchitto, tra Angelino Alfano e i capigruppo. E quello convocato ufficialmente dal segretario nazionale in serata a via dell'Umiltà, con il gotha del partito. Ma la patrimoniale incombeva anche sul confronto tra il governo e le parti sociali, riuniti alle 17 a Palazzo Chigi, finché non l'ha fatta precipitare sul tavolo Susanna Camusso. Paradosso di mezza estate vuole che sia proprio la leader della Cgil a fare da sponda al ministro nel momento in cui costui torna nel centro del mirino del Pdl. L'assist è arrivato alle 17.47, quando la numero uno del sindacato di Corso d'Italia ha chiesto formalmente la patrimoniale, assieme alle tasse sui profitti delle banche. Con buona pace della leader di Confindustria Emma Marcegaglia, che scalpitava per poter dire il suo no rotondo alla patrimoniale, che è riuscita a pronunciare circa un'ora dopo. La patrimoniale resta comunque una soluzione estrema. E non solo perché incontra il veto di quasi tutte le parti sociali, in testa industrie e banche. Ma perché è contrario l'intero Pdl. Anche se molti big preferiscono non pronunciarsi sull'argomento per non fomentare la maretta interna. Qualcuno, invece, decide di metterci la faccia, anche nel governo. Tipo il ministro per le Politiche agricole, Saverio Romano, che al Tg2 bolla la patrimoniale come «una tassa odiosa», e il titolare dell'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, che esclude l'idea della tassazione straordinaria dei patrimoni, giudicando «inopportuno che i parlamentari della maggioranza commentino con dichiarazioni ipotesi mai poste dal governo». Ma anche il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli, presidente dell'Anci, si scaglia contro il «non senso» della patrimoniale: «È un getto d'acqua che non riempie mai la vasca perché si è perso il tappo». Contrarissimo alla patrimoniale pure il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni: «È una mossa sbagliata, da scongiurare», dichiara a Libero. Ma guarda la situazione con realismo: «Tutto dipende dall'entità della manovra». La sua ricetta è: «Privatizzare tutto il privatizzabile e ridurre la spesa tagliando tutto il tagliabile. Ma se non dovesse bastare, temo che diventi inevitabile andare a toccare il patrimonio e la spesa previdenziale». Il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio, fondatore del Predellino.it, arriva addirittura a minacciare di non votare a favore del governo, nemmeno se verrà messa la fiducia, «se le misure per il pareggio di bilancio nel 2013 comprenderanno la patrimoniale e più tasse sul risparmio».   Anche il vertice del Pdl, che si è riunito a via dell'Umiltà alle 19.10, appena chiuso il tavolo esecutivo-parti sociali, era imperniato sulla crisi economica e sul colpo di reni che si intende dare. Da Alfano a Matteoli, passando per la Gelmini e Brunetta, ciascuno ha snocciolato la sua formula. Si è parlato molto di tagli alle pensioni, liberalizzazioni e privatizzazione delle municipalizzate. Ma nessuno ha osato affrontare di petto il tema a cui tutti pensavano: la patrimoniale. Anche perché, contrariamente alle previsioni, era presente il suo sponsor, Tremonti, che è rimasto al quartier generale del Pdl sino alle 20, per poi involarsi con Alfano e Matteoli a Palazzo Grazioli, dove nel frattempo era arrivato il leader leghista Umberto Bossi. Ma l'uscita dal tunnel economico-finanziario nemmeno si vede all'orizzonte. Anche il summit pidiellino, come l'incontro del governo con industrie e sindacati, si è concluso con un nulla di fatto. di Barbara Romano

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