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La distrazione dei petrolieri: barile scende. La benzina no

Tra fine luglio e l'8 agosto i distributori hanno alzato il prezzo dei carburanti. Ma il brent ha perso 10 dollari al barile

Andrea Tempestini
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Nelle ultime settimane il prezzo del petrolio ha seguito l'incertezza che ha travolto i mercati finanziari globali. Da tempo i governi mettono mano alle previsioni di crescita economica, limandole mese dopo mese. Una ripresa più contenuta delle attese, persino per i mercati emergenti, presuppone una minore necessità di energia di quanto preventivato, così i futures sul greggio - i contratti che i finanzieri comprano e vendono senza doversi sporcare le mani - hanno perso smalto. Si può ben immaginare cosa è accaduto nelle sale operative quando Standard & Poor's ha annunciato il taglio del rating per gli Stati Uniti, la prima economia mondiale. Ieri a New York, seguendo il rimbalzo di Wall Street, il prezzo del petrolio è tornato a salire per poi perdere nuovamente terreno. Nel momento in cui andiamo in stampa, il Light crude e il Brent quotavano attorno gli 80 dollari e i 103 dollari. I petrolieri spiegano da tempo che non è possibile fare un collegamento diretto tra petrolio e benzina, perché il prezzo del raffinato è legato a un paniere di prodotti e non a un singolo bene. Eppure ogni volta che il greggio s'infiamma i prezzi della verde si adeguano con una rapidità invidiabile mentre quando il barile si sgonfia, i prodotti raffinati schiacciano un pisolino. Non bastano le urla delle associazioni dei consumatori, né i tavoli urgenti messi in piedi dal governo. Ogni volta è la stessa storia. Storia che si è ripetuta anche negli ultimi giorni. Con una rapidità degna di un bradipo, i prezzi della benzina iniziano a invertire la rotta solo dopo giorni di forte contrazione del costo del barile. Qualche ritocchino qua e là, niente di che. Secondo “Quotidiano Energia” mettendo a confronto i prezzi monitorati dal ministero dello Sviluppo economico il 25 luglio e l'8 agosto di quest'anno, la benzina risulta in salita di 0,3 centesimi al litro e il diesel di 0,2 centesimi. Rispetto alle stesse date la quotazione del Brent risulta scesa di 10 euro al barile, quella della benzina di 4 centesimi al litro e del diesel di 5. «Gli attuali prezzi alla pompa non hanno quindi seguito gli andamenti dei mercati internazionali», si legge sul sito del giornale. «Questa è la prova lampante delle speculazioni sulle vacanze   degli italiani - ha detto nei giorni scorsi il presidente Codacons, Carlo Rienzi -   Togliendo la parte relativa alle maggiori accise, il prezzo alla pompa  sarebbe dovuto calare per effetto del minor costo del petrolio, cosa   che ovviamente non è avvenuta. Considerati i costi del carburante sia per l'esodo che   per gli spostamenti interni durante le vacanze, infatti, il   caro-benzina determinerà per gli automobilisti italiani un maggior   esborso di 550 milioni di euro rispetto alle vacanze estive dello   scorso anno».  Gli analisti ancora faticano a inquadrare le reali prospettive per l'economia mondiale, così l'Opec, il cartello che riunisce i principali Paesi produttori di petrolio e che soddisfa il 40% della domanda globale, ha un po' ridimensionato il numero di barili che si aspetta di vendere entro la fine dell'anno. Il rischio è quello che il Cartello decida di tagliare la produzione per sostenere il prezzo. Al momento però non ci sono in calendario vertici straordinari e quindi non c'è motivo per mantenere così alti i prezzi della benzina. di Antonio Spampinato

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