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La class action dei Senatori: vogliono il bancomat gratis

Palazzo Madama, i parlamentari cambiano istituto: fa condizioni capestro. Peccato però che siano quelle che valgono per i cittadini

Andrea Tempestini
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Ai comuni correntisti Bnl non è rimasto che abbozzare. E quindi o prelevare allo sportello almeno 2.100 euro per volta, oppure dare l'addio alla vecchia abitudine di recarsi in agenzia per prelevare grandi somme di denaro contante. Pena: la condanna a pagare un balzello di tre euro per ogni ritiro fino a 2.000 euro. Ai senatori della Repubblica, invece, è bastato dare battaglia in Aula in occasione dell'esame del bilancio di Palazzo Madama per eliminare la “tassa sul prelievo”. Come? Decidendo, pressoché all'unanimità, per il mancato rinnovo della convenzione con la Banca nazionale del lavoro per la gestione dello sportello bancario del Senato. «Le condizioni che ci venivano applicate erano più sfavorevoli di quelle riservate ai cittadini», spiega a Libero il senatore dell'Italia dei valori Elio Lannutti, firmatario di un ordine del giorno teso a ottenere clausole migliori per i senatori. RIVOLTA IN AULA È Lannutti, storico leader dell'associazione dei consumatori Adusbef, che presenta insieme al collega Alfonso Mascitelli – Idv pure lui – un odg che impegna i vertici del Senato a ridefinire l'accordo che regola il rapporto tra lo sportello Bnl, i senatori e i dipendenti di Palazzo Madama. Motivo: le «condizioni capestro assai gravi per la clientela del Senato e del tutto ingiustificate». Esempio: «Una commissione pari a tre euro quale commissione prelievo contante allo sportello fino a 2.000 euro», appunto, e i 4,50 euro richiesti «per effettuare bonifici domestici non urgenti su supporto cartaceo». Condizioni «vessatorie», insiste Lannutti in Aula. Sono le stesse condizioni, però, che lo scorso 18 aprile i correntisti Bnl si sono viste recapitare a casa dalla loro banca sotto forma di «proposta di modifica unilaterale del contratto». Con la differenza che i semplici risparmiatori non possono impegnare «il consiglio di Presidenza e, in particolare, il collegio dei questori, a valutare una nuova definizione della convenzione» con l'istituto di credito. O si adeguano alle nuove tariffe, o chiudono il proprio conto corrente e cambiano sportello. Con relative spese. Invece i senatori hanno dato fuoco alle polveri. Casus belli: l'ordine del giorno G35 dei due senatori dell'Idv. Lannutti, in particolare, prima ha coagulato intorno a sé, con una lettera, il consenso di 137 colleghi di maggioranza e opposizione, poi è intervenuto in Aula. E questo nonostante nel frattempo le condizioni, almeno per i senatori, fossero migliorate. In primis, come rivelato dallo stesso Lannutti nella seduta del 3 agosto, in relazione ai «tre euro che venivano chiesti a chi preleva contanti allo sportello, considerati un'odiosa tassa». Caso rientrato? Non proprio, visto che per il senatore dell'Idv le condizioni riservate ai senatori erano comunque «inferiori a quelle che ottengono i consumatori fuori di qui». Ma i cittadini i tre euro per il prelievo in agenzia li pagano ancora o no? «Non lo so», ammette Lannutti. MUTUI FACILI L'iniziativa dei senatori dipietristi, però, è stata stoppata dai vertici di Palazzo Madama, che hanno pensato bene di precedere Lannutti e Mascitelli nel dare il benservito alla Bnl. «È bene che lei e tutta l'Aula sappiate che abbiamo intenzione di procedere non a un rinnovo della convenzione, bensì a una procedura di gara che genera una discontinuità», ha spiegato a Lannutti il senatore questore Angelo Maria Cicolani (Pdl). Parole seguite dalla conferma dello stesso Renato Schifani, presidente del Senato, sull'intenzione della presidenza di «non procedere a un'ulteriore proroga» della convenzione con Bnl, ma di «fare una gara». Così a Lannutti non è rimasto altro che ritirare il suo odg. Il leader dell'Adusbef, però, non ci sta a passare per un difensore della casta: «Sono 25 anni che porto avanti le mie battaglie fuori e dentro dal Palazzo contro le vessazioni cui gli utenti e i risparmiatori sono sottoposti da parte del sistema bancario». Dal Senato alla Camera. A Montecitorio c'è uno sportello del Banco di Napoli. Una presenza che finora ha messo d'accordo tutti. È stato il deputato dipietrista Carlo Monai, dalle colonne dell'Espresso, ha rivelare i privilegi di cui godono lui e i suoi colleghi su mutui e prestiti: «Per un mutuo di 150mila euro a cinque anni il tasso fisso è appena del 2,99%, uno o due punti sotto quello di mercato. Idem per un prestito: possiamo avere un tasso agevolato al 2-3 per cento». di Tommaso Montesano

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