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Umberto rispolvera la canotta Come nei '90, ma è tardi

Bossi ripropone il simbolo dell'ascesa Lega. Prova a tornare alle origini, ma adesso la canottiera ce l'ha Maroni

Giulio Bucchi
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Umberto Bossi s'attacca alla canotta. Quella bianca, un po' sdrucita, buona per tutte le occasioni: dal mare al verde dei raduni, dal bar del Varesotto al dopo-comizio, quel momento un po' sbracato che si conclude tra sigari, l'ultimo bicchiere di rosso, l'amaro o il grappino. Roba popolare, che vent'anni fa in politica sembrava una rivoluzione. Il Senatùr, in difficoltà di immagine e leadership, ora ci riprova. Le sue foto in tenuta estiva, canottieresca, hanno fatto il giro del web e non è un caso. Bossi "rapito" dal Cerchio magico. Niente ferie a Ponte di Legno? / PANDINI Più che scatti rubati, con l'Umberto circondato da fedelissimi, fedelissime e attivisti del Carroccio, appare una strategia di marketing. Un tentativo di rilancio passando dalle radici della Lega. Un tentantivo nostalgico, forse malinconico se non fuori tempo massimo. Perché l'immagine del Bossi popolare e anche, massì triviale, andava bene negli anni Novanta quando la Prima Repubblica era appena finita e tutti volevano l'anti-politica, l'esatto opposto di giacche e cravatte. Ora quell'anti-politica sta montando ancora, è vero. Ma il guaio è che la Lega è nel calderone dei contestati. I ruoli si sono insomma rovesciati. La beffa, per il Senatùr, è che la fronda ce l'ha dentro casa. Il suo avversario si chiama Bobo Maroni, uno che la canottiera bianca glie l'ha sfilata da un po' di tempo, riuscendo (miracolosamente) a rimanere lontano dalle paludi chic di Roma.

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