Dopo il Ramadan altra strage Siria, esercito ancora 24 morti
Si intensifica la repressione messa in atto dal regime di Bashar al-Assad. E la riunione dell'Onu si conclude con un nulla di fatto
La violenta repressione delle truppe di seguaci del regime di Bashar al-Assad continua a seminare morti. All'alba di martedì 2 agosto un assalto delle forze di sicurezza siriane a Damasco, nel quartiere di Erbin, ha portato alla morte di altre sei persone. Lo denunciano i residenti della capitale, testimoniando l'intensificarsi della repressione messa in atto dal regime di Bashar al-Assad nei confronti dei rivoltosi. Si tratta del primo attacco condotto dalle truppe siriane dall'inizio del Ramadan, lunedì. Oltre ai morti, i testimoni a Damasco parlano anche di decine di feriti. Bilancio delle vittime - Almeno 24 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza in Siria, di cui dieci dopo le preghiere serali del Ramadan. E' il bilancio fornito dagli attivisti dei diritti umani dopo il primo giorno del mese di digiuno dei fedeli islamici. "Dieci persone sono morte e alcune sono rimaste ferite durante le proteste in diverse città del Paese, portando a 24 il totale delle vittime della giornata", ha fatto sapere Rami Abdel Rahman dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. L'Onu non trova l'intesa - Intanto si è conclusa con un nulla di fatto la riunione a porte chuse, durata oltre un'ora, del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla crisi in Siria. La riunione è stata aggiornata nel tentativo di trovare un'intesa tra i membri del Consiglio per giungere a una condanna della violenta repressione messa in atto dal regime di Damasco contro i manifestanti. Il Consiglio è stato finora profondamente diviso sulla Siria. La riunione è arrivata in seguito alla richiesta della Germania, avanzata per discutere una risoluzione europea, redatta a maggio, che condanna il Paese per gli attacchi contro i civili, documento osteggiato da Russia, Cina, India, Sudafrica e Brasile. Questi Paesi rifiutano di condannare la repressione di Damasco, in parte perché temono possa diventare poi un pretesto per un intervento armato in Siria. Una risoluzione che permette l'utilizzo di tutti i mezzi per proteggere la popolazione civile, fanno poi notare alcuni, è stata usata e abusata dalla Nato in Libia, per giustificare cinque mesi di attacchi aerei contro il regime di Muammar Gheddafi.