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Vende la sua morte in diretta per far ricca la famiglia

Montagna di soldi ad un malato terminale che contratta i diritti tv della sua eutansia . E' la famiglia a fare l'offerta

Costanza Signorelli
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Salvo colpi imprevisti (e ce ne potrebbero essere, dati i deuteragonisti della vicenda...) al momento in cui andiamo in stampa un uomo morirà in diretta tv, attraverso un'eutanasia assistita e ben pagata. L'uomo è un russo malato terminale identificato col nome di Nikolai Ivanisovic, 62 anni. Il suo suicidio verrà trasmesso via web  dalla piattaforma internet BattleCam.com, un sito del tipo Reality tv, che trasmette 24 ore su 24, eventi dal vivo. Il sito è di proprietà del miliardario inglese Alki David che aiuterà economicamente la famiglia del povero disgraziato. Ivanisovic, affetto da un tumore al cervello riceverà una iniezione letale somministrata da un medico. Secondo quando riferito dallo stesso David all'altro sito Avn.con, gli spettatori di BattleCam potranno decidere se assistere o no alla trasmissione attarverso un "sistema di voto" incorporato nel sito. Terribile, a sentirsi. Tanto più che la richiesta di trasmettere l'evento in streaming sarebbe giunta dalla stessa famiglia del paziente, alla quale David aveva già prestato assistenza economica. E lo stesso Nikolai, intervistato nella località - rimasta segreta - dove risiede, ha ringraziato il milardario per la sua generosità: "Dopo la mia morte la mia famiglia potrà continuare a vivere in prosperità". Il luttuoso evento è spacciato come un fatto inedito nella storia delle televisione. Ma basta sfogliare i giornali di un paio d'anni fa per verificare che la stessa cosa era avvenuta a Jane Goody, ex star del Grande Fratello inglese. La quale, gravemente ammalatasi, aveva deciso con il marito di vendere i diritti televisivi e fotografici del proprio calvario e della propria dipartita in esclusiva, allo scopo di mettere da parte quanti più soldi possibili per i bambini, scelta che era stata criticata da molti tabloid e commentatori britannici. E per la verità l'idea del suicidio show, al di là del suo aspetto inevitabilmente orrorifico, non è neppure nuovissima. Ogni forma di autoammazzamento in diretta promana dal film "Quinto Potere" di Sidney Lumet, anno 1976, dove l'attore Peter Finch, anchorman depresso, per far schizzare gli ascolti della sua tv si faceva schizzare il cervello con una revolverata. Ed è stato ripresa, grazie all'avvento dei social network , più volte. Come nel caso della straziante fotosequenza di un giovane svedese che decise di suicidarsi tre anni fa; lo annunciò prima sul web e poi con estrema freddezza riprese il tutto con una telecamerina. Il giovane, Marcus Jannes, comunicatala sua volontà in un forum chiamato "Flashback", mantenne le promesse tra lo sdegno dei mass media che comunque riportarono integralmente l'insano gesto. Nel 2008 l'americano Abraham K. Biggs, 19 anni, ingerì un cocktail letale di pillole mentre trasmetteva la sua immagine davanti alle webcam della famosa e seguitissima Justin Tv, un sito -anche lì- di  live videostreaming. Tutto sotto gli occhi increduli di altri millecinquecento utenti della comunità virtuale che, convinti si trattasse di una messa in scena, addirittura lo incoraggiarono. I siti di live videostreaming tendono a diventare una iattura sociale. Il BattleCam di David aveva già promesso 500 dollari a chiunque si inchiodasse i testicoli ad una scrivania, riprendesse l'impresa e la mandasse in onda. E promise anche un milione di dollari al primo uomo che si fosse spogliato davanti al presidente Obama (lo strip tease ci fu, non il pagamento...). Vere cialtonerie. Che in questo caso specifico vorrebbero perlomeno riaprire il dibattito sull'eutanasia e sul suicidio assistito. Dovrebbe. Ma è il modo migliore per distruggerne lo spirito.

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