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In carcere l'autista 71enne: "Grave pericolosità sociale"

Interrogato a San Vittore. "Non sono riuscito a frenare per evitarlo" Gip convalida il fermo: "Caso di particolare gravità"

Costanza Signorelli
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E' stato interrogato mercoledì mattina dal gip di Milano, Enrico Manzi, il pensionato di 71 anni, Vittorio Petronella, finito in carcere a San Vittore con l'accusa di omicidio aggravato dai futili motivi. La causa:  avrebbe investito ed ucciso un ragazzo di 35 anni, Alessandro Molese, come folle reazione di una lite ad un semaforo. Forse uno stop non rispettato o una manovra azzardata, fatto certo è che il diverbio tra i due è finito in omicidio. L'interrogatorio - Ha parlato di un "tragico incidente" e ha spiegato di essersi ritrovato il motociclista davanti all'auto e di non aver potuto evitarlo. Petronella, ex dirigente commerciale di un'azienda, da quanto si è saputo, ha detto al gip di essere dispiaciuto per la morte di Mosele ma ha ribadito, come aveva già detto davanti agli inquirenti, che non aveva intenzione di investire ed uccidere il motociclista. Ha spiegato al giudice di aver perso la testa, a causa della lite che c'era stata poco prima, e ha raccontato di avere inseguito a lungo Mosele, senza però l'intenzione di ucciderlo ma solo per parlargli. Stando alla ricostruzione fornita dall'anziano, difeso dall'avvocato Pier Paolo Pieragostini, nel corso dell'interrogatorio durato circa un'ora, il pensionato, ad un certo punto, si sarebbe trovato davanti il motociclista e non sarebbe riuscito a frenare per evitarlo. Petronella ha raccontato inoltre di avere avuto la sensazione che il motociclista, prima di finire sotto la sua macchina, avesse urtato un cordolo e la moto avesse sbandato facendolo cadere a terra. Grave pericolosità sociale - Sono solo casi di eccezionale gravità quelli in cui la legge prevede che per gli ultrasettantenni possa essere ordinato il carcere. Il giudice Manzi ha ritenuto che questo rientra in uno di quei casi di particolare gravità, valutando la sussistenza della pericolosità sociale di Petronella. A quanto si apprende, ci sono ben quattro testimoni che, agli atti, parlano di un'auto, quella di Petronella, lanciata in velocità contro il motociclista, eppure il pensionato, davanti al gip, non ha ammesso le sue responsabilità e non ha riconosciuto il disvalore del suo gesto. L'anziano ha spiegato che non era sua intenzione uccidere Molese, ma che voleva solo parlargli. Il giudice però ha valutato che Petronella dopo aver colpito la moto non si è fermato ed è passato sopra il corpo di Mosele, addirittura accelerando, come riportano alcune testimonianze. Sempre sulla base delle stesse, gli inquirenti dovranno anche accertare se il pensionato sia addirittura passato una seconda volta sul corpo del motociclista. Il giudice, infine, nel motivare il suo provvedimento, ha anche fatto spiegato che l'anziano dopo avere investito Mosele ha 'puntatò con la sua auto anche una ciclista che si trovava in strada, ferendola ad una gamba.

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