Pensioni a reduci del '15-'18 Due milioni. Ma sono morti
Stanziati fondi 2012 per i soldati della prima guerra mondiale. 1,8 milioni di euro. Ma l'ultimo è deceduto nel 2008 / GIORGIUTTI
Debiti di guerra. La Germania ha estinto i suoi solo nell'ottobre 2010, quando chiuse definitivamente i conti con le clausole della pace punitiva siglata nel 1919 a Versailles. In Italia paghiamo ancora le pensioni ai reduci di quel conflitto, i sopravvissuti all' "inutile strage". Parliamo della Grande Guerra, quella del '14-'18, la prima a esser definita "mondiale". Ci entrammo nel 1915 e dopo la fine dei combattimenti l'Italia ha giustamente garantito un assegno ai reduci. Oggi, novantadue anni dopo, si scopre che quegli assegni continuano ad essere regolarmente versati. Per il 2012, infatti, lo Stato ha stanziato più di 1 milione e 800 mila euro (1.807.599 per la precisione) sotto la voce "assegno annuo vitalizio ai combattenti della guerra 1914-18 e delle guerre precedenti, insigniti dell'ordine di Vittorio Veneto nonché alle “portatrici” della Carnia e zone limitrofe". A parte il ben strano riferimento alle "guerre precedenti" (la guerra contro i turchi del 1911? Tripoli bel suol d'amore?), è poco comprensibile anche il riferimento ai soldati della Grande Guerra. Infatti proprio tre anni fa, nel 2008, fu pubblicata la notizia della morte dell'ultimo reduce italiano di quel conflitto, Delfino Borroni, classe 1898. Arruolato diciannovenne nei bersaglieri, combattente sull'altopiano di Asiago e sul Pasubio, fatto prigioniero a Caporetto, morì alla bella età di centodieci anni. Non basta: l'ultimo sopravvissuto in assoluto del primo conflitto mondiale, il britannico Claude Choules, arruolato appena quindicenne nella Royal Navy, si è spento, anche lui all'età di centodieci anni, lo scorso maggio. le portatrici carniche Rimarrebbero le "portatrici" carniche: donne dalla tempra d'acciaio, che lungo il fronte friulano, caricate di pesanti gerle, portavano in prima linea rifornimenti e munizioni. Ma una portatrice che avesse avuto, poniamo, quattordici anni nel 1918, sarebbe oggi ultracentenaria. Nel dicembre del 1997, l'allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, le menzionava nel suo messaggio agli italiani di fine anno: "Faccio un balzo a Timau, alle Alpi Carniche", diceva: "Là abbiamo ricordato le "portatrici carniche". Erano lì, quelle che sono rimaste, più che novantenni. Ho portato la Croce di Cavaliere a ciascuna". Da allora, però, sono passati quattordici anni. E allora a chi vanno quegli assegni? Forse ai familiari di quei soldati? A una prima lettura non sembrerebbe, visto che per altre voci di spesa - per esempio quelle relative agli "assegni vitalizi a favore dei perseguitati politici e razziali" (40 milioni e 500 mila euro nel 2012) e agli "assegni vitalizi a favore degli ex deportati nei campi di sterminio nazista" (21 milioni e 200 mila euro) - si precisa espressamente: "e dei loro familiari superstiti". Sempre in tema di spese di guerra, ci sono altre voci "sospette", tra i fondi messi in bilancio per il prossimo anno. 922.236 euro, per esempio, se ne vanno a coprire "contributi trentennali in annualità, in semestralità o in rate costanti ai proprietari che provvedono alla ricostruzione ed alla riparazione dei loro fabbricati distrutti o danneggiati dalla guerra per destinarli alle persone rimaste senza tetto, nonché contributi ai proprietari stessi nelle annualità di ammortamento dei mutui contratti». Qui, naturalmente, la guerra in questione potrebbe essere benissimo la seconda. Ma è comunque notevole che, a sessantasei anni dalla sua conclusione, lo Stato italiano paghi ancora le spese di ricostruzione. nuove commissioni Infine, oltre 17 milioni di euro (17.543.813) finanzieranno alcune spese mediche, che si riferiscono, forse, anche ai conflitti più recenti (Afghanistan, Iraq, eccetera). Tra queste, si citano "spese per le convenzioni con medici civili generici e specialistici per integrare la composizione delle commissioni mediche di verifica e della commissione medica superiore ai fini degli accertamenti sanitari in materia di pensioni di guerra", eccetera. Chissà se, così rinfoltite, le commissioni troveranno anche il tempo di sciogliere il mistero sulle pensioni ai reduci del '18... di Alessandro Giorgiutti