Anonymous, attacco alla Polizia on-line tutti i file riservati
Incursione hacker nel sito della Polizia Postale Italiana. Una vendetta per i recenti arresti e bliz contro il gruppo
Gli Anonymous dicono sempre di non conoscere il perdono e infatti hanno messo a segno l'ennesimo colpo, che ha tutto il sapore della venedetta. Così, lunedì 25 luglio, gli hacker hanno attaccato il sito della Polizia postale italiana con conseguente pubblicazione di migliaia di documenti. "Questo è un richiamo anche per l'attacco diretto ad i nostri amici di Anonymous che nei giorni scorsi sono stati arrestati sia in Italia, che in Europa e negli Stati Uniti", hanno scritto sul loro sito in riferimento agli ultimi arresti che hanno coinvolto il gruppo. Parlano gli Anonymous - Sono gli stessi Anonymous ad aver spiegato nel dettaglio la dinamica e lo scopo dell'ultimo attacco, attraverso un messaggio pubblicato sul sito. "Oggi abbiamo ottenuto l'accesso al vaso di Pandora delle agenzie anticrimine Italiane e crediamo che questo sia l'inizio di una nuova era di butthurt per la possente Homeland Security Cyber Operation Unit in Europa. Quindi abbiamo deciso di diffondere tutto quello che hanno nella rappresentanza italiana, ovverosia una task force con vaste risorse chiamata CNAIPIC. Oggi - aggiunge la nota - riveliamo innumerevoli file (il totale stimato dei dati è oltre 8Gb) da queste agenzie che abbiamo ownato, e per essere chiari tutti questi dati/documenti erano archiviati sui server del CNAIPIC, deputati a contenere le "prove" raccolte nelle analisi forensi. Il nostro movimento - aggiunge - sotto il nome di Antisec racchiude ad oggi moltissime crew che supporteranno le prossime operazioni Italiane". La polizia - "Stiamo lavorando per capire la reale portata dei fatti. In relazione alla divulgazione in Rete di documenti sottratti dai suoi sistemi informatici, la Polizia delle Comunicazione ha in corso attente verifiche tecniche mirate ad accertare la reale portata degli eventi". E' quanto si legge in una nota della Polizia che rileva inoltre come "di fatto risultano pubblicati on-line contenuti apparentemente riconducibili al CNAIPIC della stessa Polizia delle Comunicazioni sulla cui autenticità sono in corso accertamenti".