Cecchi Gori, di nuovo manette Dal fallimento alla bancarotta
Buco di 600 milioni nella società FinMaVi e tentativo di distrarre 14 milioni, sequestrati dal Tribunale di Roma per i creditori
E' stato arrestato dai militari del Nucleo di polizia tributaria di Roma, nel contesto delle indagini riguardanti il fallimento della Fin.Ma.Vi. Spa e di altre società del gruppo, il noto imprenditore cinematografico, Cecchi Gori. Nel giugno del 2008 Gori era già finito in manette nell'ambito del procedimento penale sul fallimento della Safin società cinematografica Spa, controllata proprio dalla Fin.Ma.Vi. Secondo la guardia di finanza, avrebbe distratto beni societari per un totale di 600 milioni di euro, oltre a tentare di impossessarsi dei 14 milioni di dollari sequestrati dal Tribunale di Roma per il pagamento dei creditori. Buco di 600 milioni - In particolare, dalle indagini, spiega in una nota la Guardia di Finanza, era emerso che l'imprenditore aveva distratto i beni del patrimonio sociale della Fin.Ma.Vi. Spa, cagionando un passivo fallimentare pari a circa 600 milioni di euro, attraverso strumentali operazioni di finanziamento a favore di altre società a lui riconducibili, tra cui due società statunitensi: la Cecchi Gori Pictures e la Cecchi Gori Usa. Proprio queste due società americane, nel marzo del 2011, hanno vinto una causa legale intentata negli Stati Uniti nei confronti della Hollywood Gang Production del produttore italo-americano Gianni Nunnari. Reiterazione del reato - Il giudice della California ha pertanto ordinato alla società di Nunnari di corrispondere alle due società americane di Cecchi Gori la somma di circa 14 milioni di dollari, immediatamente sottoposta a sequestro dal Tribunale di Roma, al fine di metterla a disposizione della procedura fallimentare per la soddisfazione dei creditori della Fin.Ma.Vi. Spa. La somma non è però mai stata resa disponibile alla custodia giudiziaria. Anzi, a quanto risulta alla Gdf, Cecchi Gori avrebbe tentato, anche attraverso propri emissari negli Stati Uniti, di entrare in possesso del denaro oggetto del provvedimento di sequestro, così reiterando le condotte distrattive già poste in essere.