Amy Winehouse uccisa da droga e farmaci L'ultima notte di follie
Pop sotto choc, la cantante soul trovata senza vita a Londra a 27 anni. Eccessi e talento infiniti, sul web è già guerra
Amy Winehouse è tornata nel buio che ha sempre cercato. La popstar è stata trovata morta nella sua casa di Londra a Camden Square, intorno alle 16 ora locale. Lo ha riferito Sky News. Era nata nel 1983 a Enfield, avrebbe compiuto 28 anni il 14 settembre. Celebre per i suoi eccessi pari solo al talento soul, Amy era stata costretta ad annullare le ultime date live lo scorso giugno per colpa dei cronici problemi con l'anoressia, l'alcool e le droghe. I più cinici parlano già di morte annunciata e forse hanno ragione. Qualcuno aggiunge che alla base di tutto c'era la rottura con il suo ex marito, Blake Fielder Civil, sposato nel 2007. Un amore finito due anni dopo che l'avrebbe prostrata a tal punto da inviare all'uomo decine di sms al giorno. Secondo il Sunday Mirror, la morte sarebbe arrivata per un cocktail micidiale di farmaci e droga. L'ultima apparizione pubblica della Winehouse è stata ad inizio settimana, quando ha accompagnato Dionne Bromfield all'iTunes Festival a Londra, a pochi passi dal suo appartamento. L'ultimo concerto, invece, un mese e mezzo fa a Belgrado. Un addio triste e malinconico, visto a posteriori. La cantante è salita sul palco in evidente stato confusionale, la voce insolitamente imprecisa e biascicante. Stremata, è caduta più volte sul palco ed è stata accompagnata fuori anzitempo, tra i fischi e le proteste del pubblico. Per dirla alla Osvaldo Soriano, triste solitario y final. L'ultima volta sul palco, a Belgrado. Guarda su LiberoTv L'amore tormentato con l'ex. Guarda su LiberoTv Nel club - Sul web è già partita la guerra degli opposti Wikipedia è stata tra i primi a dare la "notizia", attribuendo la data di morte nella biografia. E su Twitter l'ashtag #amywinehouse è già schizzata tra le più cercate. Persino Kate Moss, ex del suo amicone Pete Doherty (leader di Libertines e Babyshambles nonchè tossicodipendente cronico) ha scritto commossa: "Sono così triste Il mio cuore se ne va con lei, triste vedere così tanto talento lasciare questo mondo". E' un rincorrersi di voci, smentite (più speranze che dati concreti), elogi e condanne. Chi la beatifica dipingendola come un'icona di originalità, chi la biasima per il cattivo esempio dato ai giovani. Di certo, in attesa di entrare nella storia del rock (il detto recita The only Good rock star is a Dead rock star) per i suoi due soli, acclamatissimi album (Frank del 2003 e Back to black del 2006) o per aver dato il là al fortunato revival soul in stile Sixties degli anni Duemila, la Winehouse entrerà nel ristretto ed elitario Club dei 27: il gruppo, cioè, delle rockstar morte ad appena 27 anni e divenute così semplicemente Mito. Un club che comprende Jimi Hendrix, il leader dei Nirvana Kurt Cobain, quello dei Doors Jim Morrison, il chitarrista dei Rolling Stones Brian Jones e l'interprete soul più grande di tutte, Janis Joplin. Guarda caso (o no?), proprio quella di cui Amy Winehouse era considerata l'erede ideale nel nuovo millennio. L'anti-Gaga - Potenza, tecnica, cuore. Difficile non riconoscere alla cantante inglese il fatto che abbia segnato una epoca, breve come tutte quelle contano davvero. Voce profonda e inconfondibile, alla Sarah Vaughan, capacità di scrittura notevole (anche se il suo pregio maggiore era la capacità interpretativa), ha forse avuto l'unica pecca di essere troppo rockstar per fare semplicemente "black music". Alcool, droga, litigi, pause misteriose, cadute e rinascite. Una cattiva ragazza che soffriva lo star system e che lo rifuggiva ma che proprio per questo guadagnava copertine su copertine: tabloid, giornali patinati, free press, riviste specializzate, fanzine. Ha dominato la scena pop pur non facendovi parte, anzi deridendola e se possibile rivendicando la propria alterità: nel suo singolo più celebre, Rihab, Amy se la prendeva con tutti quelli che la volevano mandare in un centro di disintossicazione. E lei rispondeva con un ostinato no, no no. Diversa dalle tante che ne hanno ricalcato per qualche verso le orme, subito dopo di lei (ma già in ritardo siderale), sincera perché cattiva. Tanta sostanza e e poca forma (nonostante le apparenze), quasi l'esatto contrario di quell'altra campionessa glamour, Lady Gaga. Più razionale di lei, più programmata, più fintamente maledetta. Per questo è un vuoto difficile da colmare, ora. Come sempre, però, le lacrime si asciugheranno da sole. Lo ripeteva sempre anche lei. di Claudio Brigliadori