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G8 a Genova. I no global del 2001 oggi hanno la poltrona

Ieri no global, ora Casta. Da Milano a Napoli i sessantottini in giunta. E il Centri Socilai diventano "istituzione di interesse pubblico"

Costanza Signorelli
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Ricordate il Sessantotto e quelli che volevano cambiare il mondo e poi il mondo ha cambiato loro? Gli ex del movimento studentesco, ad esempio, che dalla Sorbona sono approdati sulle rive del Gange per poi tornare a Milano e mettere su boutique lussuose  di cibi bio e macrobiotici per le sciurette dell'upper class metropolitana e modaiola. Sull'esempio di successo del loro leader, quel Mario Capanna un tempo arruffapopolo di professione oggi felice scrittore, coltivatore diretto e anti-ogm nella sua tenuta umbra di Città di Castello. O i militanti, di Lotta Continua, che dall'eskimo sono passati direttamente al gessato blu delle direzioni di giornali. La storia,  diceva Marx, si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Ed è certamente un mistero buffo quello che va in scena  da un paio di mesi a questa parte in diverse città italiane dove  le elezioni amministrative prima e i referendum ambientalisti poi hanno confuso e sparigliato le carte della politica. Sono trascorsi solo dieci anni dal G8 e oggi, giovedì 20 luglio, si tornerà in quelle piazze per ricordare, la morte di Carlo Giuliani e l'inspiegabile macello della scuola Diaz.  Ma i "ragazzi"  sono cresciuti, non hanno più il look scombinato ed estremo sfoggiato a Genova, girano in bicicletta e amano il fifty-fifty politico: un po' di lotta e un po' di governo. La loro rivoluzione è antiglobal e no logo anche se poi, sul rovescio, porta la stessa etichetta dei padri sessantottini. "Se qualche mese fa  mi avessero detto che Giuliano Pisapia sarebbe diventato sindaco e io consigliere comunale avrei chiamato la neurodeliri, se esiste ancora". E invece è accaduto. Mirko Mazzali, "avvocato dei centri sociali" che deve la sua fama ai processi ai  no global del G8, difensore a tempo pieno di immigrati clandestini e abusivi delle Aler, ora siede felicemente  nel consiglio comunale di Milano, eletto nella lista arancione di Giuliano Pisapia, l'avvocato rifondarolo diventato sindaco. Mica una mosca bianca: con lui, il neosindaco ha portato in giunta Daniela Benelli di Sel e Cristina Tajani, 32 anni, ricercatrice della Cgil vicina ai movimenti dei precari. Come la "Mayday". Viene dall'area antagonista anche Daniele Farina,  leader storico del Leoncavallo di Milano, la madre, anzi, la nonna, di tutti i centri sociali italiani. Farina ha un curriculum di tutto rispetto: condannato  per "fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi". Da consigliere comunale di Rifondazione  è salito poi fino agli scranni di Montecitorio: rivoluzionario con stipendio  fisso e pensione prepagata. A Milano è coordinatore del Sel e ha convinto Pisapia a dare al Leoncavallo lo status municipale di istituzione di "interesse pubblico".  Presto arriveranno anche i soldi. Stessa musica a Napoli:  a Palazzo San Giacomo, insieme a Luigi De Magistris è arrivato Pietro Rinaldi, protagonista storico del  centrosocialismo partenopeo, un passato in "Officina 99" e in "Insurgencia", e un presente nella lista civica che ha sostenuto l'ex pubblico ministero nella corsa a sindaco. Pure lui, come Farina e la Tajani, era a Genova nel 2001. In un editoriale pubblicato qualche mese  fa dal quotidiano Il Manifesto, lo stesso Pisapia ricordava "quelle giornate di 'macelleria cilena' nelle quali sono stati massacrati non solo corpi, ma anche anime, speranze e utopie". In realtà, afferma oggi Rinaldi, quelle speranze non sono morte: "Non ce ne siamo mai andati, abbiamo continuato a lavorare sul territorio". Rieccoli: dall'assalto alla Zona Rossa i no global sono passati senza imbarazzi all'auto blu assessorile, hanno smantellato  le barricate per sedersi comodamente sulle cadreghe comunali. E mica se ne vergognano, anzi. Rivendicano con orgoglio il volteggio della gabbana e il diritto alla passerella sul red carpet istituzionale. A Milano e Napoli i  movimenti hanno fumato il calumet della pace con la società  civile e nei comitati territoriali, ambientalisti, avvocati e giuslavoristi, hanno lavorato con gli ex ragazzi del G8 . Insomma, il "civismo"  e  il "neo-entrismo" hanno  soppiantato l'ideologia dello scontro con lo Stato e del "tutto e subito". I giottini hanno imparato ad attendere e la loro pazienza è stata premiata. E chissenefrega se dopo aver urlato al G8 contro le “politiche securitarie e poliziesche" oggi a Napoli sono nel governo di un ex magistrato tra i più "polizieschi" e manettari d'Italia. Effetti del melting pop antagonista e ideologico. Per la sinistra eretica della rivista "Milanox", uno dei grandi sponsor  di Pisapia, della nuova giunta c'è di che essere soddisfatti. Anche perché Pisapia- Zapatero ha astutamente pareggiato il numero di  uomini e donne in giunta o  ha messo come vicesindaco la cattolica Maria Grazia Guida, direttrice della Caritas ambrosiana e braccio destro di don Colmegna, la bestia nera della Moratti su immigrati e rom. Magnifico e furbesco maquillage al femminile, indispensabile per far digerire ai compagni rospi grossi come tapiri. Come la delega all'Expo e l'assessorato alla Cultura  all'archistar Stefano Boeri, ex consulente morattiano poi passato a battere cassa dal Pd. "È un bravo architetto ma ha partecipato al sacco di Milano. I  movimenti non l'avrebbero votato", dice Alex Foti, direttore di "Milanox", nonché fondatore di "Mayday". «Per vincere, ci vuole il pop front come negli anni '30". Anche lui,  dieci anni fa, era in piazza a Genova. Già,la storia si ripete ma la commedia che si recita a Milano e Napoli più che far ridere mette malinconia. di Luigi Santambrogio

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