Corruzione, indagato Penati Mazzette da 2 mln in 9 anni
Tangenti tra 2001 e 2010: inchiesta sul vicepresidente del Consiglio lombardo per l'area Falck a Sesto. Lui: "Sono tranquillo"
Ancora l'ombra delle mazzette sul Pd e il centrosinistra: questa volta a finire nei guai è Filippo Penati, leader assoluto dei democratici in Lombardia e vicepresidente del consiglio regionale. Penati è indagato per concussione e corruzione dalla Procura della Repubblica di Monza per tangenti incassate da 4 miliardi di lire (2 milioni di euro) pagate tra il 2001 e il 2010, tramite un giro di società estero su estero. Sotto esame alcune operazioni sospette nell'area Falck di Sesto San Giovanni, cittadina industriale dell'hinterland milanese di cui Penati è stato sindaco tra il 1994 e il 2001, prima di diventare segretario regionale dei Ds. "Sono sereno, ringrazio il mio partito per il sostegno che mi ha immediatamente manifestato. Non ho nulla da temere sono certo che tutto verrà chiarito", è la replica nel pomeriggio del diretto interessato, il cui caso di presunta corruzione è il secondo nel centrosinistra a distanza di poche settimane da quello di Franco Pronzato, l'ex consigliere del segretario Pier Luigi Bersani implicato nell'inchiesta romana su presunte bustarelle dell'Enac. Giro di soldi - L'accusa per Penati è pesante: in 9 anni avrebbe ricevuto tangenti per 4 miliardi di lire, pari a 2 milioni di euro. Mapelli ipotizza che Penati e Vimercati abbiano commesso i reati ipotizzati - concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti - a Sesto San Giovanni dal novembre 2001 al dicembre 2010, in relazione agli interventi edilizi non solo sui terreni dell'area Falck, ma anche su quelli del Gruppo Industriale Ercole Marelli. Tangenti sarebbero state pagate anche in merito alla gestione del Servizio Integrato Trasporti Alto Milanese. Tra i 15 indagati figura anche l'assessore comunale in carica a Sesto Pasqualino Di Leva, con delega a Responsabilità dei rapporti con le aziende, con enti o società partecipate, dei progetti relativi alle risorse finanziarie, all'edilizia privata. Secondo l'accusa, condotta dai pm Franca Macchia e Walter Mapelli, sarebbero state corrisposte, o promesse, somme di denaro per agevolare il rilascio di alcune concessioni o condizionare il piano di governo del territorio in particolare in relazione all'ex area industriale Falck, una delle capitali della siderurgia italiana del Novecento e protagonista di una imponente opera di riqualificazione. "Presunzione d'innocenza" - Le reazioni alla notizia-bomba dell'indagine su Penati sono tutte intonate alla prudenza, soprattutto dal centrodestra. "La presunzione di innocenza deve valere per tutti, amici o avversari che siano - commenta a caldo il portavoce del Pdl Daniele Capezzone -. La sinistra ha da sempre avuto un atteggiamento opposto: garantisti con gli amici, giustizialisti con gli avversari. Per noi vale invece la regola del garantismo verso tutti". Il vicepresidente Pdl alla Camera Maurizio Lupi è stupito: "Conosco Filippo Penati e lo stimo come uomo e come politico. Mi auguro che la magistratura svolga il proprio lavoro velocemente e al riparo da pericolose strumentalizzazioni". Anche gli avversari lombardi del vicepresidente della Regione non infieriscono. "Spero che Penati possa chiarire la sua posizione. Siamo ancora in un fase di indagine e, come ho sempre detto, siamo tutti innocenti fino a prova contraria", spiega Davide Boni (Lega), presidente del Consiglio lombardo, che non accelera nemmeno sulla questione-dimissioni: "Rientra nella sfera dell'opportunità, è una questione totalmente personale". Il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà (Pdl), che nel 2009 ha sostituito proprio Penati, gli augura "di sapere dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati, la presunzione d'innocenza è una prerogativa di tutti i cittadini, non può procedere a giorni alterni". Il senatore Ignazio Marino (Pd) invita ad affermare "il principio di separazione tra politica e magistratura. Quest'ultima deve fare il suo compito e deve essere sostenuta nel suo ruolo. Spero che si possa chiarire la verità". Niente dimissioni obbligate, dunque.