Opposizione da buttare. A Napoli emergenza e beffa: il consigliere di De Magistris guida le brigate-rifiuti
Attivisti occupano la discarica di Chiaiano. Alla guida Pietro Rinaldi, l'avvocato dei centri sociali che appoggia il sindaco
La notizia vera è che sono riusciti ad entrare in una zona militare dove, in linea di principio, il rischio di beccarsi una pallottola è concreto. Non era mai successo, sarà il nuovo corso dell'era De Magistris. Eppure è andata così: un gruppo di attivisti anti-discarica ieri si è intrufolato nel sito di Chiaiano per protestare contro la paventata ipotesi di allargamento dell'invaso. Discariche, siti di stoccaggio e altri impianti sono, per legge, assolutamente inviolabili sin dal 2009, quando il Governo fece approvare la nuova normativa nell'estremo tentativo di metter ordine nella dilagante anarchia. I siti sono considerati a tutti gli effetti presidi militari, come una qualsiasi caserma. Un puro dettaglio, evidentemente, per la quarantina di manifestanti che da ieri mattina hanno dato la stura all'ennesima ondata di protesta: sei di loro - non si capisce ancora bene come - sono riusciti a penetrare all'interno dell'area sistemandosi ai bordi della discarica. I militari non hanno potuto far altro che tenerli a bada in attesa dell'arrivo delle forze dell'ordine. Che, li hanno fatti uscire per identificarli: ora la loro posizione è al vaglio della magistratura. Nel gruppo anche il consigliere comunale della lista “Napoli è tua” Pietro Rinaldi, espressione dei comitati di Chiaiano oltre che storico leader del centro sociale “Insurgencia”. «Il mio compito è di essere uno strumento dei movimenti» ha detto Rinaldi, «per questo sono convinto che con ogni mezzo necessario, a partire dalla legittimità del diritto di resistenza, vada impedita la costruzione di discariche ed inceneritori. Davanti al ricatto di Caldoro che vuole imporre a Napoli scelte che l'amministrazione non condivide dobbiamo far sentire forte la mobilitazione». Par di capire che il consigliere abbia parlato a nome dell'amministrazione che pur rappresenta: sull'episodio e, soprattutto, su queste affermazioni, fino a ieri sera non si sono registrate dichiarazioni da parte del sindaco De Magistris. Un po' come accadeva col governo Prodi, insomma, con i vari Pecoraro Scanio e Diliberto che, dalle poltrone di Palazzo Chigi, passavano direttamente ai cortei contro il Governo. Tornando agli episodi di protesta, nello specifico si è trattato di un gruppo di attivisti della “Rete Commons”. Sono stati loro stessi a precisare quanto accaduto: «I manifestanti giunti da vie interne presso i cancelli della discarica, hanno invaso l'area sfidando i militari di guardia presenti nella discarica che - fucili in pugno - hanno provato ad impedire l'invasione». «Questa terra è nostra e qualcuno dopo averla avvelenata per tre anni ora la vuole occupare nuovamente», hanno commentato Antonio Musella, anch'egli figura centrale dell'antagonismo napoletano, ed Egidio Giordano, portavoce di Commons, «siamo stanchi di sentire personaggi come Cesaro, Vardè, Caldoro, per non dire dello squallido lerciume leghista parlare di ampliamento, nuove discariche. Noi non ne possiamo più come tutta Napoli: una città che vuole voltar pagina affermando le alternative che sono infinitamente più convenienti sul piano economico, come il Trattamento Meccanico Manuale». Chissà se qualcuno farà loro notare che, proprio perché Napoli vuol voltare pagina (come dicono) sarebbe opportuno che la spazzatura in strada venga tolta in qualche modo: a quanto si capisce, la preferiscono ammassata in ogni dove piuttosto che in una discarica. Stranezze napoletane. Tutto ciò in quale scenario? Questo: venerdì sera a Fuorigrotta c'è stato il caos, con i soliti cassonetti rovesciati, rifiuti sparsi ovunque e proteste al fulmicotone. Ieri Caserta s'è messa di traverso e di continuare ad accogliere rifiuti da Napoli non ne vuole sentir parlare. Il sindaco ha emanato una terza ordinanza «in direzione di una soluzione autonoma» (stoccaggio immediato vicino al porto in attesa del trasferimento via nave) accompagnata però dalla solita lamentela sulla mancata solidarietà di altri posti d'Italia. Alla cava di Quarto è stato poi appiccato uno strano incendio, durato diverse ore. C'erano 2.500 tonnellate in città, poi ridotte di qualche centinaio. Ma Napoli è sempre punto e a capo. di Peppe Rinaldi