Province, pozzo senza fondo Chieti è andata in malora
L'ente garantisce a fatica i servizi minimi. Il presidente Di Giuseppantonio "A malapena si pagano i dipendenti" / SCAGLIA
"A malapena sarà possibile pagare ai dipendenti gli stipendi del mese di giugno". E ancora: "L'ente è in seria difficoltà, fa fatica a garantire persino i servizi minimi come lo sfalcio delle erbe lungo le strade". Ecco, perlomeno non si può dire che Enrico Di Giuseppantonio, presidente della Provincia di Chieti, faccia ricorso a giri di parole. Nel senso: si è arrivati all'orlo del fallimento, altro che storie. Non passa giorno che non arrivino fatture da pagare, decreti ingiuntivi, pignoramenti. Lui, il presidente, dichiara di puntare al risanamento. E però, vista la situazione attuale, lancia un appello ad assessori e dirigenti e dipendenti, sotto forma di ordine di servizio. Affinché taglino, risparmino. Recuperino i crediti, soprattutto. "Tutti devono avere un ruolo attivo nell'azione di risanamento, perché altrimenti imboccheremo la strada senza ritorno del dissesto e il risultato finale non potrà che essere il collasso finanziario". Più chiaro di così.... Il presidente centrista - che in effetti è in carica solo dal giugno 2009 - accusa del buco la precedente giunta progressista. E nei mesi scorsi s'è assistito al consueto scambio di accuse - "colpa vostra!", "no, colpa vostra!". Fatto sta che il recente rapporto dei revisori dei conti, che hanno analizzato la previsione di bilancio 2011, non suona proprio mellifluo. Pare apprezzare lo sforzo della giunta "relativamente al rispetto dei princìpi contabili degli enti locali". E però, poi, i numeri snocciolati sono da brivido: prima di tutto un disavanzo accertato di amministrazione nel 2010 di 5 milioni e 240mila euro. E poi i cosiddetti "debiti fuori bilancio", quelli cioè che non compaiono del documento consultivo e però poi saltano fuori. Per dire: oltre un milione e 700mila euro accumulati per l'Irap non pagata sui contratti dei lavoratori interinali per gli anni 2008 e precedenti, e poi un mezzo milione per le quote nel consorzio industriale con Pescara, e un paio di contenziosi da 800mila euro cadauno. Senza contare le perdite di esercizio delle società partecipate. E il parere non favorevole degli stessi revisori "in merito all'attendibilità contabile delle entrate riferite alla vendita degli immobili della Provincia, già messe a bilancio ma non ancora incassate". E poi c'è il fatto che proprio la Provincia di Chieti ha ormai raggiunto il massimo dell'indebitamento consentito dalla legge, vale a dire il 12 per cento sulle entrate correnti, dovendo pagare oltre 6 milioni l'anno solo di interessi passivi. Significa che per far fronte a eventuali impegni non può nemmeno accendere dei mutui. Stop. Finito. C'è anche da dire che il presidente Di Giuseppantonio rimarca come si stia soffrendo il calo dei trasferimenti statali - 3 milioni e 277mila euro nel 2011. Vero. Resta il fatto che, da qualunque parte la si veda - e senza necessariamente accusare uno o l'altro e anzi apprezzando anche lo sforzo di alcuni amministratori volto a risanare i bilanci -, sempre di più emerge l'assurdità di mantenere un livello istituzionale e amministrativo del tutto anacronistico qual è quello rappresentato dalle Province. di Andrea Scaglia