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Va in coma prima del parto. Licenziata: "Intralcia lavoro"

A 41 anni è stata colpita da un aneurismo e ha partorito in stato vegetativo. "Troppa malattia": la società la lascia a casa

Andrea Tempestini
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Una donna incinta era stata ricoverata per un'aneurisma cerebrale: la figlia, in bilico tra vita e morte per quattro mesi, è nata prematura, con un parto cesareo, il 31 maggio del 2010. La stessa donna, però, non si risveglia: resta in stato vegetativo. E viene licenziata perché l'azienda dove lavorava come operaia da 16 anni - la Nuova Termostampi di Lallio, in provincia di Bergamo - rileva che ha effettuato 368 giorni di malattia più del dovuto. "Ha superato il periodo di conservazione del posto di lavoro", spiega la società. Che aggiunge: "La discontinuità della prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva". Per il marito, che poco prima del licenziamento aveva chiesto all'azienda che fosse concesso alla moglie di usufruire delle ferie accumulate negli anni, si tratta di una macroscopica ingiustizia. Così si rivolge alla Cgil di Bergamo per impugnare il licenziamento. Quello che chiede è semplicemente il rispetto della moglie in coma, e che venga riassunta. La ditta, però, non vuole sentire ragioni. La Nuova Termostampi ha un'altra verità. Così l'amministratore delegato risponde al sindacato: "Preso atto del comunicato della Cgil, si ritiene che le informazioni siano altamente fuorvianti della realtà dei fatti e lesive dell'immagine aziendale. L'azienda provvederà a intraprendere tutte le iniziative del caso al fine di tutelarsi nelle opportune sedi". Ma a dispetto delle "informazioni altamente fuorviani", la donna è in coma e non ha più un lavoro.

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