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Juve, la rivoluzione di Conte: attacco a ogni costo, col 4-2-4

Il nuovo mister prova a riportare i bianconeri ai vertici con lo spettacolo. Anche per questo rilancia Pirlo / ZAZZARONI

Andrea Tempestini
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Conte sembra Lippi, dice Pirlo. Non lo discuto: ma Lippi aveva Giraudo e Moggi, dei fuoriclasse limitatamente agli aspetti legati alla gestione della sede, dei rapporti col potere, del mercato e dello spogliatoio, e Conte mai li avrà. Conte ha coraggio, la mentalità del vincente e evidenti urgenze personali e professionali: la Juve è l'occasione della vita, l'ha inseguita con ostinazione e ora che l'ha avuta vuole giocarsela con ogni mezzo. Il progetto che ha in mente mi affascina, lo trovo rischiosissimo e fors'anche inattuabile: e proprio per questo costituisce la più divertente scommessa della stagione, il cui risultato, se positivo, potrebbe influenzare lo stesso Prandelli, la Nazionale per gli Europei, il calcio italiano. A favore di Conte gioca la qualità complessiva della prossima Serie A che allineerà una quota record di club di secondo e terzo livello finanziariamente e, di riflesso, anche tecnicamente: penso a Cesena, Catania, Lecce, Novara, Siena, Atalanta, Chievo, lo stesso Bologna. Contro, c'è invece l'abilità dei suoi colleghi nel praticare un calcio di controllo e ripartenze molto spesso in grado di ridurre, nei novanta minuti, le distanze tecniche. Partendo dal disegno del Siena che Conte ha appena riportato su e in attesa che il campo dica il contrario, ci aspettiamo una Juve con la linea difensiva a quattro ma con gli esterni  “troppo” portati al gioco d'attacco, due centrocampisti centrali e quattro avanti e insomma Lichtsteiner e Ziegler sulle fasce, Pirlo affiancato da un mediano rapido e sette-polmoni, e Krasic e Quagliarella ai lati di Matri e Pepito Rossi. Quasi un'utopia, se si tiene conto del fatto che nel Siena i centrocampisti centrali erano soprattutto di sostanza e non era previsto il play. Con Pirlo in mezzo e Quagliarella restituito alla fascia (Pepe l'alternativa) lo sbilanciamento è evidente e per certi versi sfacciato e “anacronistico”: negli ultimi anni lo scudetto è passato attraverso i due e anche tre mediani (Vieira, Zanetti e Cambiasso nell'Inter, Gattuso, Van Bommel e Seedorf o Flamini o Boateng nel Milan) e ovviamente il sacrificio del play: l'ultimo segnalabile, Emerson, affiancato da Vieira nella Juve di Capello. Certo, Conte punterà sui ritmi alti e sulle verticalizzazioni, tenterà di tenere la palla il più a lungo possibile nella metacampo avversaria: a Siena queste cose gli riuscivano spesso, sarà in grado di ripeterle alla Juve, in un'altra dimensione e con una squadra che ha soprattutto l'obbligo di tornare a vincere? Le risposte che Antonio dovrà ottenere sono in linea di massima suggerite da queste domande: Lichtsteiner e Ziegler sapranno sostenere il lavoro dei centrali Bonucci e Chiellini, pure loro portati a “partire”? Pirlo riuscirà alla Juve là dove nel Milan ha fallito, ovvero nella protezione della retroguardia attraverso i movimenti?, e quanto durerà il tutor di Andrea?, e Krasic sarà in grado di garantire meno pause e più continuità? Mi fermo qui. Il resto è nella testa di Conte. E in testa ha un'idea meravigliosa. di Ivan Zazzaroni

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