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Ruby, Minetti vuota il sacco: "Non gestivo, una tra tante"

Il legale di Nicole: "Ha sfruttato il momento. Il posto in Consiglio? Non riguarda processo. Col Cavaliere c'è stata una relazione"

Costanza Signorelli
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Nicole Minetti "non era la tenutaria del bordello, era una delle tante che ha avuto un momento in auge". Lo ha affermato il legale della consigliera regionale del Pdl, il professor Piermaria Corso, spiegando fuori dall'aula dell'udienza preliminare (a porte chiuse), il contenuto del suo intervento. Corso e Nicola Avanzi, l'altro difensore della Minetti, hanno chiesto "una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o per non avere commesso il fatto", in favore della consigliera regionale, accusata di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, nel 'caso Ruby'. E la difesa della consigliera regionale si allinea così a quelle degli altri due indagati nel medesimo processo: il direttore del tg4 Emilio Fede e l'agente dei vip Lele Mora, sentiti la scorsa settimana. La relazione con il premier - Durante l'arringa difensiva, Corso ha ammesso che la sua assistita "ha avuto una relazione sentimentale col presidente del Consiglio", aggiungendo che, se in cambio di ciò ha ottenuto una carica al Pirellone, non è questione che, secondo l'avvocato, attiene al processo. "C'è chi ha avuto Land Rover - ha detto Corso - chi un seggio (...) ma questo è un problema del sistema elettorale che non ha nulla a che fare col processo. Qui si parla di reati e il processo non è morale, ma è reale". Il bacio saffico - L'avvocato Corso ha poi consegnato al giudice una fotocopia in cui sono ritratte due ragazze che hanno partecipato alle feste ad Arcore in atteggiamento affettuoso e, nella parte sottostante, due donne ritratte in un bacio saffico da un pittore inglese. "Questo per voi è un reato?", ha domandato ai cronisti il legale al termine dell'arringa, mostrando il foglio. "Ad oggi - ha spiegato il legale - non c'è traccia nell'indagine del bacio saffico" tra Nicole Minetti e Ruby, quello di cui aveva parlato il pm Piero Forno durante la requisitoria. L'inaffidabilità di Ruby - "La procura ha scelto di non sentire le ragazze presenti ad Arcore - ha affermato il difensore - scelta giusta o sbagliata che sia, ha comportato che l'accusa si sia basata sulle intercettazioni e Ruby, nelle telefonate, afferma plurime verità. Per esempio dice di essere stata sentita dai pm 32 volte, quando è stata ascoltata 4 o 5: vogliamo credere a questa persona?". Ogni ragazza giocava in proprio - Dalle intercettazioni, rileva Corso, "risulta che ognuna delle ragazze giocava in proprio. Era una ruota che girava, c'è chi è stata in auge prima e chi dopo, un testimone dice che era come un night club". Corso sostiene, inoltre, che "non si può definire la Minetti una prostituta". Durante la discussione, nell'aula a porte chiuse, i legali hanno  ribadito l'incompetenza territoriale del tribunale di Milano a favore dell'autorità giudiziaria di Messina, dal momento che, ricorda Piermaria Corso "il primo episodio relativo alla contestazione principale  è avvenuto, secondo la procura, nel settembre 2009 in Sicilia", esattamente come eccepito dai legali di Fede e Mora la scorsa settimana.

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