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La 'velina' Innocenzi si ribella al teletribuno Santoro: "Io per un euro al giorno non vengo a lavorare"

Giulia all'attacco: "Per quanto mi riguarda, il lavoro deve essere retribuito". Due di picche a Michele

Andrea Tempestini
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Il silenzio dell'Innocenzi forse sarebbe stato più consono. «Michele è disposto a restare in Rai per un euro a puntata? Per quanto mi riguarda il lavoro deve essere retribuito: mi appassiona, ma devo pensare anche a campare!». Non stupisce il fatto che, in un'intervista tambureggiata nel web, Giulia Innocenzi, la valkierietta di Annozero, risponda di rifiutare di lavorare per l'ormai leggendario “euro a puntata” proposto come mantra da Michele Santoro. Stupisce, semmai, che qualcuno glielo chieda. Ora, sorvoliamo sulla semantica della dichiarazione, sull'idealismo zoppo di un' “appassionata” praticante/ giornalista che si permetta il lusso di rifiutare Annozero a un euro, a differenza di qualunque altro coetaneo appassionato che si adatta a mesi di stage gratuito, pur d'inseguire i sogni in qualsivoglia redazione, figuriamoci Annozero (ché si può non condividere, ma rimane lo zenith dei programmi politici in Italia). Sorvoliamo anche sul fatto che probabilmente, così come è emersa dall'anonimato grazie alla visibilità santoresca, l'Innocenzi vi si reimmergerà presto, ondina elementale del giornalismo, come già accadde a Margherita Grambassi, a Beatrice Borromeo e a qualsiasi altra ragazzina caruccia e col birignano a cui Michele abbia voluto concedere la vanità della telecamera. Sorvoliamo su una polemichetta frustra che potrebbe andar bene -forse- per qualche cronaca di gossip. Sorvoliamo su tutto questo. E, mentre in Rai decine e decine di colleghe croniste precarie, brave, col sacro fuoco della notizia fanno la fila per lavorare, chiediamoci: qual è stato il ruolo di Innocenzi nella storia del servizio pubblico italiano? Di Giulia Innocenzi, oltre alla capacità di eloquio nasale alla Lisa Simpson, non si sa molto. E quel che si sa è contrastante. Luca Telese dice che ha un passato politico “di destra”; eppure Innocenzi s'è candidata come “segretario dei Giovani Democratici”. Nel cui sito scrive di essere dell'84 e “di padre umbro e madre inglese”; di “aver studiato a Las Vegas e alla Luiss”; di aver lavorato “al Parlamento europeo a Bruxelles, presso gli uffici degli on. Cappato e Pannella”. Una specie di Marianna Madia geneticamente modificata. Innocenzi afferma che è il sesso esasperato a macchiare il giornalismo; eppure ammette che la sua più grande iniziativa politica fu la “campagna di informazione sessuale, con distribuzione di preservativi e raccolta firme per abolire la pillola del giorno dopo”, non prima d'aver vergato il noto best seller “Meglio fottere (Che farsi comandare da questi)” acquistabile su Internet scontato del 30%. Dichiara di aver conservato la “socialità romagnola”, ma, al confronto, per simpatia trasudante, la Palombelli sembra Monica Vitti. Il fatto che qualcuno, oggi, parli di Giulia rimane un mistero che pagheremmo per disvelare. Un euro, o giù di lì... di Francesco Specchia

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