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Dal decreto nessuna stangata: ha vinto la 'ricetta' di Libero

Manovra, il governo alleggerisce le parti più pesanti, come l'imposta di bollo su Bot. Vengono accolti anche dei nostri consigli

Andrea Tempestini
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Giulio Tremonti e la maggioranza, con il placet delle opposizioni, avrebbero raggiunto l'accordo su cinque emendamenti a saldi invariati. La sostanza è che viene allentata la morsa sulle pensioni e sulla rivalutazione degli assegni di previdenza: leggi l'articolo di Sandro Iacometti. In una congiuntura economica così difficile, però, gli investitori faticano anche ad orientarsi nella giungla della finanza: leggi la guida di Antonio Castro. Segue il pezzo di Franco Bechis. que emendamenti a saldi invariati. Sarebbe questo l'esito dell'accordo raggiunto tra la maggioranza e Giulio Tremonti, con il placet anche dele opposizioni,  per permettere alla manovra di procedere a vele spiegate verso l'approvazione definitiva. Le turbolenze sui mercati che hanno travolto l'Italia hanno prodotto un clima di collaborazione e convergenza che raramente si era visto in Parlamento. Praticamente mai sulla legge di bilancio. Resta chiaramente da vedere se alle parole seguiranno i fatti e se non spunteranno sorprese dell'ultima ora. La manovra è salva, e l'Italia sui mercati pure. Ed è salva grazie alla «ricetta Libero» sul fisco. Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti ieri hanno deciso infatti di blindare la manovra alleggerendo le sue parti più pesanti e antipatiche (taglio pensioni e imposta bollo sui Bot), ma garantendo la copertura automatica proprio con tutte e 500 le idee che Libero aveva suggerito per la riforma del fisco. Noi le avevamo pubblicate sul giornale, ma a dire il vero le avevamo prese a prestito da un gruppo di studiosi guidato dal dirigente di Bankitalia, Vieri Ceriani, che per la prima volta aveva censito tutti i 476 sconti che il fisco concede con altrettante leggi e leggine. Valgono circa 150 miliardi di euro. "La manovra cambia. In meglio" - Guarda su LiberoTv il commento di Franco Bechis E tagliare in quella selva sarebbe stata una benedizione: si toglie qualche privilegio di troppo ai mille furbi e furbetti del fisco che si abbeverano spesso senza averne nemmeno diritto alla mammella dello Stato, si semplificano le leggi e si abbassano le tasse per tutti. Quando Libero elencò tutte le leggi e azzardò: «si taglia qui per fare la riforma fiscale», Tremonti si irritò e smentì irridendo. Ieri invece è stato proprio lui insieme a Berlusconi a sposare tutte quelle 500 idee e a trovare lì la soluzione ideale per calmare Angela Merkel e la speculazione sui mercati finanziari. Siccome la finanziaria è un po' ballerina nelle coperture e la Ue era preoccupata dalle incertezze della delega fiscale, che valgono 15 miliardi di euro, Tremonti inserirà una garanzia automatica: se il governo non trova altre idee, tranquilli, le prenderà a prestito dall'elenco di Libero facendo scattare un taglio lineare del 10-15% su quelle 476 agevolazioni fiscali oggi in vigore. LO STOP Sforbiciata dunque ai furbetti del fisco e probabilmente anche qualche risparmio in più da ottenere. Perché più leggi si fanno per garantire un favore a questo o quello, più bisogna che lo Stato controlli che alla sua mammella non si attacchi qualche malandrino che non ne avrebbe alcun diritto. E controllare significa spendere. Se lo Stato non controlla, ci rimette perché gli italiani lo truffano. Se controlla ci rimette lo stesso perché deve pure pagare i suoi cani da guardia. L'unico modo per non spendere e anzi risparmiare è proprio la strada che finalmente hanno imboccato ieri Berlusconi e Tremonti: meno leggi, meno micro-sconti, meno controlli. Piacerà ai contribuenti onesti e veri la strada così imboccata, così come non dispiacerà nemmeno il freno che ieri il governo ha accettato di mettere alle due misure più inique: il taglio della rivalutazione delle pensioni medio-basse e l'aumento prima da 34,2 a 120 poi fino a 150 euro dell'imposta di bollo sui depositi titoli fino a 50 mila euro. D'altra parte il pressing sui due punti è stato corale: le norme erano state criticate a destra e sinistra, e quando ieri Tremonti si è incontrato con i gruppi parlamentari del Senato si è visto presentare prima da Pdl e Lega e poi dal Pd emendamenti solo su quei due punti. E si è arreso all'evidenza. Non è noto quale sarà la formula scelta dal ministero dell'Economia né sulle pensioni né sui depositi titoli. Tremonti però ha assicurato che il governo presenterà un emendamento alla manovra per rendere più graduali sia l'una che l'altra misura. SUGGERIMENTI Vedere il ministro dell'Economia così disposto ad accettare suggerimenti e perfino a fare qualche marcia indietro sia pure a saldi invariati è stata una piacevole sorpresa per tutti. Non molti ci avrebbero sperato davvero dopo le rigidità viste nella conferenza stampa di presentazione della manovra. Ma qualcosa deve essere accaduto nel frattempo in Tremonti. Qualcosa che ora rende tutto in discesa il percorso parlamentare della finanziaria. Emendamenti concordati con la maggioranza e anche con l'opposizione (che poi voterà comunque no, perché da quella liturgia sciocca il Pd non riesce ad uscire), discussione rapida, approvazione entro 7-10 giorni in Senato, e poi testo blindato alla Camera. Il segnale più chiaro per tranquillizzare i mercati e difendere l'Italia. di Franco Bechis

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