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Cipro, esplode un container: uccisi in 12 nella base militare

Incidente a Limassol in un deposito di munizioni sequestrate nel 2009. Un mercantile siriano le stava portando in Libano

Giulio Bucchi
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Almeno dodici persone sono rimaste uccise e numerose altre ferite in seguito all'esplosione avvenuta lunedì mattina in una base militare nei pressi di Limassol, nella parte meridionale di Cipro. L'esplosione, avvenuta poco prima delle 6 ora locale nella base Evangelos Florakis, si sarebbe verificata in un deposito dove erano custoditi circa un centinaio di container di munizioni. I container erano stati sequestrati dalle autorità di Cipro il 29 gennaio 2009 a bordo di un mercantile diretto in Siria quasi certamente per rifornire di armi Hezbollah in Libano. A fine gennaio, la nave militare Usa San Antonio aveva intercettato per un'ispezione il mercantile Monchegorsk battente bandiera di Cipro e proveniente dall'Iran mentre navigava nel Mar Rosso. A bordo i militari Usa trovarono un ingente quantitativo di armi e munizioni - tra cui razzi e proiettili d'artiglieria - che, per mai precisati "motivi legali", non poterono però sequestrare. Da qui la richiesta Usa di intervento al governo di Cipro per il sequestro del carico. All'epoca - nell'imbarazzo del governo di Nicosia - si disse che il carico era diretto in Siria da dove probabilmente avrebbe potuto essere inviato a Hezbollah o al movimento integralista palestinese Hamas nella Striscia di Gaza. Dopo il sequestro il carico di armi e munizioni era stato depositato in un magazzino nella base militare di Evangelos Florakis senza particolari misure di sicurezza, stando almeno alle numerose proteste e segnalazioni che, secondo i media locali, erano giunte negli ultimi tempi alle autorità greco-cipriote.

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