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Riva Starr, dj dal cuore italiano sospeso tra Londra e il web

Stefano Miele è un asso del clubbing internazionale: "Napoli mi stava stretta, andrò a Ibiza". Con Donatella Rettore sul piatto...

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Da un annetto o giù di lì Stefano Miele si fa chiamare Riva Starr. Un nome troppo curioso. Tant'è che appena lo vedi ti avvicini per chiedergli da dove deriva o se ha un significato particolare: "Cercavo qualcosa di evocativo e originale. Riva è dedicato a uno dei miei giocatori preferiti: il Gigi nazionale. La parola Starr non è legata a qualcosa in particolare, m'è sempre piaciuta". Stefano, da sempre dj e anche produttore, ha origini napoletane, ma da un po' vive a Londra. Le sue quotazioni nello scenario clubbing mondiale stanno toccando le stelle. Per capirlo basta farsi dire cosa farà quest'estate: "Mi aspetta un tour intenso, che mi porterà in Europa e in America. Sarò ad Ibiza con Carl Cox, Jamiroquai ed Mtv. E, ovviamente, mi vedrete anche in Italia".

A proposito, vivi all'estero, ma basta leggere i titoli delle tue produzioni  - da Splendidub a Orizzonti passando per la nuovissima e travolgente marcetta Vuoi Fumar - per capire che col cuore non te ne sei mai andato.

"Le mie radici italiane non le ho mai nascoste, e le produzioni sono un gran bel modo per esternarle. La decisione di trasferirmi è stata dettata dalle difficoltà che incontravo nell'esprimere il mio stile".

In che senso?

"Avevo fatto tutti i tentativi possibili per uscire fuori dalla nicchia. E ci stavo quasi riuscendo. A demotivarmi erano le problematiche relative all'industria musicale. Per questo motivo, il mio pensiero è sempre rivolto ai ragazzi che cercano di dar sfogo alla loro creatività e di creare tracce originali, ma che poi non trovano un mecenate disposto ad investire su di loro".

Napoli però non se la passa male a livello di nightlife.

"Lì la vita notturna è bella, ma non è paragonabile a quella londinese. E poi, come dicevo prima, avevo bisogno di nuovi stimoli".

Hai nostalgia per il tuo alter ego più underground, Madox?

"Ogni tanto ricevo messaggi da fan a cui manca lo stile del mio vecchio progetto. Mi piace pensare che in Riva Starr viva ancora una parte di Madox".

Esistono dei controller che ti permettono di suonare con due iPod. Se dovessero fare qualcosa per mixare con iCloud, la compri?

"Sarò il primo a farlo. Non mi spaventano le innovazioni. Però mi spaventa il fatto che la privacy, giorno dopo giorno, diminuisca sempre più".

Spesso i tuoi dischi toccano le vette di Beatport, un digital store che continua a mantenere, anzi ad accrescere, il suo potere, annullando, o quasi, la comunque valida concorrenza.

"E' logico che sia così: sono quelli che hanno inventato il digital download nella dance, affiancandolo al Final Scratch (un computer tool che permette al dj di sfruttare delle fonti sonore digitali utilizzando il vinile e i giradischi, ndr), un connubio decisivo per convincere tutti a mollare il supporto vinilico e a sentirsi credibili davanti a una consolle digitale. Non ho la palla magica per dirti chi, tra qualche anno, avrà ancora il dominio su questo mercato. Le cose cambiano talmente in fretta che magari tra un po' i files ci arriveranno direttamente su una chiavetta usb collegata alla nostra chiappa sinistra (ride, ndr)".

Hai mixato una compilation al fianco di Pete Tong di Bbc Radio 1 e un'altra, da solo, per la Defected di Simon Dunmore. In più, la tua etichetta, Snatch!, sta andando a gonfie vele.

"E' stata un bella soddisfazione, per me, arrivare a collaborare con una tra le case discografiche di musica house più longeve, prolifiche e potenti al mondo. In futuro non mancheranno altre collaborazioni con loro, visto che è nato pure un rapporto d'amicizia. Sulla Snatch!, invece, sto investendo tutte le mie energie. E le soddisfazioni, effettivamente, sono tante". 

 

 

 

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