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Maroni lancia l'allarme No Tav "Una nuova lotta armata"

Il ministro: "In Val di Susa 6.000 pacifici e 1.500 ragazzi pronti a uccidere poliziotti. E' una violenza diversa da quella degli anni '70"

Giulio Bucchi
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"Una nuova forma di spontaneismo armato, in Val di Susa c'erano 1.500 ragazzi pronti a uccidere". E' durissimo l'attacco del ministro degli Interni Roberto Maroni ai violenti che per alcuni giorni hanno messo a ferro e fuoco il cantiere della Tav Torino-Lione in Piemonte, provocando il ferimento di decine di agenti delle forze dell'ordine. "Non credo che - ha aggiunto Maroni - se uno va ad una pacifica dimostrazione porti con sé Molotov piene di ammoniaca e lanci cubetti contro le forze dell'ordine. Questo non può esser considerato un pacifico dimostrante ma è un terrorista". Il ministro ha poi aggiunto che non è suo uso entrare nella sfera della magistratura ma dopo quello che è accaduto "ho azzardato il reato di tentato omicidio, è stata una forma organizzata di violenza". I numeri, secondo il capo del Viminale, parlano chiaro: "Mentre 6.000 persone stavano manifestando pacificamente, c'erano invece 1.500 ragazzi armati che volevano uccidere i poliziotti. E questa è una certezza". Da qui l'allarme: "Quello che si è visto forse ha poco a che fare con il terrorismo degli Anni 70 ma un'analisi bisogna farla per vedere se ci sono analogie. E' una forma nuova, aggiornata di quello che c'era nel '70".

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