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Napolitano, Tremonti e Lega: Cav attaccato su tre fronti

Niente 'salva-Fininvest' nella manovra, Berlusconi gelato da Tremonti ("Non sapevo nulla") e dal Colle. Tosi: "Basta furbate"

Giulio Bucchi
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"Ormai con Napolitano è finita. Non mi farà passare più nessuna legge". Silvio Berlusconi, confidandosi coi suoi più stretti collaboratori, si lascia andare all'amarezza per l'iter accidentato della manovra e, in qualche modo, inquadra i guai che lo attendono dalle prossime settimane. Il gelo del Quirinale sulla cosiddetta 'norma salva-Fininvest' rischia ora di far impantanare tutto anche in altri punti critici. Il presidente della Repubblica, all'annuncio del dietrofront del governo, ne ha "preso atto" aspettando, però, "ulteriori risposte" dall'esecutivo su altri punti del testo. Anche se le scelte di merito, si precisava, restano nella "esclusiva responsabilità del governo". Le principali questioni che restano sotto osservazione sono la soppressione dell'Ice (Istituto per il Commercio Estero) e le quote latte. Sulla prima, c'è convergenza con il ministro degli Esteri Franco Frattini, contrario alla misura. Sulla seconda, invece, Giorgio Napolitano avrebbe sottolineato che in momenti difficili come quello attuale è assurdo buttare soldi per trecento persone. Restano, poi, come scrive Elisa Calessi su Libero in edicola oggi, mercoledì 6 luglio, altri punti che secondo i consiglieri del Quirinale vanno formulati meglio. O dove non è ben chiara la copertura di spesa. Questioni tecnico-giuridiche, insomma, che dovrebbero essere superabili. Ma che, in ogni caso, hanno bisogno di correzioni. Su Ice e quote latte, invece, si sollecita un ripensamento politico.   Giulio con Giorgio - Il nodo cruciale, però, è stata la norma salva-Fininvest. Decisiva la mediazione, anche in questo caso, del sottosegretario Gianni Letta. Ma è stato importante anche il sostegno al 'no' di parte del governo. Il primo a prendere le distanze, scrive la Calessi, è stato Giulio Tremonti. Da via XX Settembre, infatti, ci si è preoccupati di far sapere al Quirinale di essere "del tutto all'oscuro" della norma salva-Mondadori. "Io non ne sapevo niente", è stato il succo del discorso fatto dal ministro. Una precisazione che ha confermato quello che si era intuito. E cioè che la scelta di inserire il fatidico comma era stata "estemporanea". Fatta in tutta fretta e senza informare nemmeno il ministro competente. Ma l'episodio è significativo anche per un altro aspetto: conferma la solidità del rapporto tra Napolitano e Tremonti. Tosi attacca - I giudizi, però, non sono così unanimi. Per il senatore Pdl Gaetano Quagliariello, per esempio, la decisione di ritirare la norma è stata saggia e responsabile", anche se "qualche volta c'è una specie di complesso di inferiorità, per cui, anche da parte nostra, si pensa di non poter sostenere delle buone ragioni". Sul conflitto d'interessi, conclude Quagliariello a La Stampa, "il Pdl ha la coda di paglia". E se per il governatore della Lombardia Roberto Formigoni quella norma è stata "inopportuna, soprattutto perché non compatibile con l'urgenza", per il capogruppo del Pdl in Commissione giustizia Enrico Costa, intervistato dal Corriere della Sera, si trattava di una "leggina sacrosanta. In un momento di congiuntura economica particolarmente sfavorevole, com'è quello che stiamo vivendo, la norma cercava di contemperare il diritto del creditore e le ragioni del debitore". Anche se, come scrive il Corriere, l'articolo che 'congelava' i risarcimenti al di sopra dei 20 milioni avrebbe riguardato solo 36 cause, lo 0,0004% dei procedimenti pendenti. Il più duro di tutto è stato il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, che riprendendo l'umore del Carroccio avverte: "Silvio ha perso il contatto con la realtà, la smetta con le furbate", ha dichiarato a Libero. Stretto tra Colle e Lega, si aspetta per il Cavaliere un'estate di fuoco.

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