Ora fermate il Grillo sparlante E' un vero pericolo pubblico
Domenica sui No-Tav il giullare ha fatto un comizio di fuoco: "Rivoluzione". Lunedì ha ritrattato tutto: politicante / Filippo Facci
È tutto morto, l'Europa è morta, la Tav è morta, i treni sono morti, i giornali sono morti, i partiti sono morti, il Parlamento è morto: e Grillo - aggiungiamo - è un cretino. Si può scrivere? Perché non dovremmo farlo, perché non dovremmo adeguare il nostro linguaggio alle contumelie sue? Risposta: perché l'avrebbe vinta lui, certo, lui e l'antipolitica, il suo definitivo imbarbarimento. Bene, allora va trovato un altro termine per questo comico che fa politica, per questo politico che fa il comico, questo paraculo che intanto - sempre, in un modo o nell'altro - poi trova il modo di passare alla cassa e di spremere gli incapaci che circonviene. Il punto è che il giochino si è fatto pesante, troppo pesante per questo bollito farneticante che un giorno fomenta cazzate e il giorno dopo le ritratta e le smentisce come un politicante qualsiasi, perché i giornali di Stato - che sono tutti morti - hanno frainteso, non hanno capito, come no: la «nebbia della disinformazione» ha visto e scritto e filmato e registrato delle cose che non c'erano neanche. Non è vero che i vari consiglieri del Movimento 5 Stelle si sono mischiati ai No Tav, che a loro volta erano mischiati ai Black Bloc; non è vero che Grillo domenica ha aizzato la folla - tutta - con un comizio di fuoco mentre alle spalle c'erano i poliziotti in assetto antisommossa, «prove tecniche di dittatura». Non è vero che ha straparlato di «resistenza» (termine innocuo e poco belligerante, è noto) e che ha incolpato, degli eventuali morti e feriti, un «mandante che si chiama Maroni». E chi erano, quelli che hanno piegato le recinzioni della centrale elettrica? Poco importa, perché il punto - questo lo diciamo noi - è che hanno aperto la strada ai Black Bloc. Così come il suo blog, il blog di Grillo, era e resta una sorta di vademecum No Tav. Basta andare a vedere. Ieri, poi, per questione di target e di mercato, c'era anche un video di Marco Travaglio che sorvolava sui black bloc e se la prendeva con Maroni: «Un pregiudicato», al solito. E se la prendeva pure lui con l'informazione: «I titoli dei giornali sono pazzeschi... ci sono giornali black bloc, alcuni sono solo black, altri hanno il cervello in bloc». Irresistibile. Tutt'intorno, la consueta essenza dell'antipolitica: «Spettacoli di Beppe Grillo», «Dvd di Beppe Grillo», «Libri di Beppe Grillo», «Passaparola di Marco Travaglio». E restiamo a lui, a Grillo. Cioè: questo qui, l'altro ieri, ha detto «state facendo una rivoluzione straordinaria, siete tutti eroi». Tutti. E lo diceva davanti a tutti i manifestanti della Val di Susa. Tutti. Ha detto che quella è la nuova «Kabul» e che il nemico è lo «Stato di polizia», e a chi lo diceva? Ai bambini coi palloncini, ai pacifici valligiani: solo a loro? Ma certo, non lo diceva alle brave personcine che la mattina si svegliano, fanno colazione, incartano il panino e poi indossano anfibi, passamontagna, casco, lanciarazzi, mortai e maschera antigas; non lo diceva a chi per sette ore ha gettato bombe carta, lanciato bottiglie incendiarie all'ammoniaca, rotto setti nasali, spedito in ospedale oltre duecento feriti accertati (188 tra le forze dell'ordine, 47 tra i Carabinieri) compresi quattro portati in ospedale coll'elicottero. Capiamo sempre male: che ne sapeva Grillo che tra bambini e vecchietti e massaie c'era anche una modesta massa di bastardi, di analfabeti, di disadattati che vogliono solo deturpare e distruggere e cacciare l'uomo in divisa, senza contare gli operai. E perché doveva saperlo, Grillo? Forse solo perché i bastardi bazzicano da quelle parti che son circa diec'anni, defecati nei vari centri sociali del torinese dalla fine degli anni Novanta: ma Grillo non lo sapeva - come Di Pietro, come Ferrero - e gli ottanta feriti della volta precedente non hanno significano nulla, anzi, forse sono balle, montature dei giornali e di Giorgio Napolitano, quel vecchio dormiente che ha straparlato pure lui di «violenza eversiva» perché è morto anche lui, certo. Grillo invece è vivo e lotta assieme a loro. Basta che paghino. di Filippo Facci