Cerca
Cerca
+

Le ragioni di due società che non faranno mai pace. Adesso è pareggio. I toni saranno sempre più aspri

Il buonsenso imporrebbe la revoca del titolo o un grande gesto di Moratti: ma il presidente non può farlo

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

E' una requisitoria molto dura, quella di Stefano Palazzi, non una sentenza: ed è giusto sottolinearlo. È anche una provocazione, e di quelle fortissime. Il procuratore mette in croce l'Inter accusandola di una una serie di violazioni - poco importa, per la giustizia sportiva, che Facchetti telefonasse ai designatori soltanto per tentare di difendersi dal “sistema” -, ci ricorda che il club nerazzurro potrebbe addirittura rinunciare alla prescrizione per tutelare la propria immagine nelle sedi più naturali (nel caso lo facesse si innescherebbe un cortocircuito le cui conseguenze non sono ipotizzabili) e in 72 pagine non dice mai a chi spetta il compito di pronunciare l'ultima parola sullo scudetto 2006: al Consiglio federale?, al comitato di presidenza?, a chi, buondìo? Se la prescrizione aveva segnato un punto a favore di Moratti, la lettura del report (in pieno stile Gabanelli) porta al pareggio ma con conseguenze facilmente immaginabili in termini di inasprimento dei toni. Lunedì 18 vorrei essere una mosca per partecipare alla riunione del consiglio federale e vedere di nascosto l'effetto che fa: il buonsenso imporrebbe la revoca del titolo o addirittura il beau geste di Moratti: ma il presidente non se lo può proprio permettere. Da cinque anni difende con i denti la correttezza del suo club e l'integrità, la figura di Facchetti e oggi che il procuratore le mette pubblicamente in discussione non può certamente cedere. Telefonavano tutti: chi per vincere e chi per difendersi, chi per consolidare vantaggi e chi per riceverne qualcuno: il Consiglio Federale avrà il coraggio di cancellare con un colpo di spugna una delle stagioni più schifose del nostro calcio? di Ivan Zazzaroni

Dai blog