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Minacce da figlio Gheddafi: "Nessuna chance per ribelli"

Saif al-Islam alla tv francese: "Mio papà non lascia. Non ci arrendiamo. Che volete? Noi pronti a condizioni, voi rifiutate tutto"

Costanza Signorelli
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"Non vincerete, non avete alcuna possibilità, zero chance, di vincere una guerra qui". Sono le parole di Saif al-Islam, uno dei figli di Muammar Gheddafi. Tale padre, tale figlio. Anche lui è nel mirino della Corte penale internazionale con un mandato di cattura. "Le potenze occidentali - ha spiegato Saif al-Islam in un'intevista all'emittente francese Tf1 - sono destinate a perdere la campagna militare per allontanare dal potere il  colonnello libico Muammar Gheddafi, che non si arrenderà, non lascerà la Libia e continuerà a combattere con i suoi fedelissimi." Saif al-Islam ha sottolineato che suo padre non ha alcuna intenzione di lasciare la Libia nell'ambito del negoziato per porre fine al conflitto. "I ribelli non vinceranno" - "Se ce l'avete con noi perché i contratti petroliferi non vanno bene, dovreste parlare con noi. I ribelli non vi daranno alcunchè perché non vinceranno. Se ce l'avete con noi perché non compriamo gli aerei Rafale, fareste bene a parlare con noi", ha aggiunto il figlio di Gheddafi in riferimento al velivolo costruito da Dassault che Parigi stava tentando di vendere a Tripoli, prima che scoppiasse la rivolta contro il Colonnello. Saif al Islam ha poi aperto un piccolo spiraglio dichiarando che le autorità libiche sono pronte a fare alcune concessioni. "Volete la democrazia? Siamo pronti. Volete le elezioni? Siamo pronti. Volete cos'altro? Una nuova Costituzione? Siamo pronti. Un cessate-il-fuoco? Siamo pronti. E' l'altra parte che si ostina a rifiutare tutto costantemente. Ma dire che mio padre debba lasciare il Paese è uno scherzo. Non ci arrenderemo mai, combatteremo: è il nostro Paese". La proprosta di Bengasi - Circa un mese fa Bengasi aveva concesso a Muammar Gheddafi di poter continuare a vivere in Libia purché si arrendesse e lasciasse il potere. La proposta, arrivata a Tripoli attraverso i canali dell'Onu, non ha avuto risposta. "E' una soluzione pacifica - ha spiegato il capo del Consiglio nazionale transitorio (Cnt), Mustafa Abdel Jalil, in un'intervista alla Reuters - si dimetta e ritiri i soldati dalle posizioni occupate, poi potrà decidere se restare in Libia e trasferirsi all'estero. Se vorrà rimanere in Libia, saremo noi a decidere dove, mentre tutti i suoi movimenti saranno sottoposti a una supervisione internazionale". Le proposte di Bengasi, che prevedono un tavolo di pace senza la presenza del Colonnello libico, sembrano destinate a cadere nel vuoto, visto che Gheddafi ha più volte fatto sapere di considerarsi il capo legittimo del Paese. Inoltre, il rais ha più volte detto che non lascerà Tripoli senza combattere. Tentativo di mediazione - Al netto di soluzioni che Gheddafi non sarebbe disposto ad accettare, come quella che prevede per lui una vita da sorvegliato speciale, l'offerta di Bengasi va intesa come un segnale di disponibilità dei ribelli in vista della nuova mediazione tentata dal presidente sudafricano, Jacob Zuma, più credibile agli occhi del rais. Dopo che l'Unione africana ha messo a punto un piano che non prevede più il coinvolgimento diretto di Muammar Gheddafi nei negoziati, Zuma è partito alla volta di Mosca dove, lunedì 4 luglio, vedrà il presidente russo, Dmitry Medvedev. Nei prossimi giorni il presidente sudafricano, che lavora per conto dell'Unione Africana, incontrerà anche il Gruppo di contatto sulla Libia che il 15 luglio tornerà a riunirsi a Istanbul. L'obiettivo è arrivare preparati ai colloqui di pace che si terranno ad Addis Abeba, ai quali si guarda con interesse per uscire da una fase di stallo che sta logorando tutti gli attori della crisi libica. Hillary Clinton - Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, respinge le minacce di attacchi contro l'Europa lanciate da Muammar Gheddafi se la Nato non interromperà i bombardamenti sulla Libia. "Invece di lanciare minacce, Gheddafi dovrebbe mettere al primo posto il benessere del suo popolo e fare un passo indietro per facilitare una transizione democratica che vada incontro alle aspirazioni del popolo libico", così ha parlato la Clinton da Madrid.

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