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Mladic sprezzante a Corte Aja: interrompe. Cacciato da aula

L'ex generale serbo-bosniaco irriverente: continua a non dichiararsi colpevole oppure innocente e contesta il tribunale

Rosa Sirico
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Cappellino miliatare in testa e la spocchia di sempre. Ratko Mladic è tornato in forma, nonostante il cancro che lo affligge, davanti ai giudici del Tribunale dell'Aja, tanto da farsi cacciare fuori dalla seconda udienza del processo che lo vede imputato per genocidio e diversi crimini contro l'umanità. Non solo l'ex generale serbo-bosniaco si è rifiutato, per la seconda volta, di dichiararsi "colpevole o non colpevole", rispetto agli 11 capi di accusa a suo carico, ma è riuscito anche a farsi espellere. Ratko, infatti, interrompeva continuamente l'udienza e dopo un'invettiva contro la corte, il giudice ha preso provvedimenti. Una nuova battaglia - E' durata poco più di un'ora l'udienza, ma la vis militare di Ratko è venuta fuori lo stesso. Mladic ha affrontato l'aula e i giudici come fosse su un campo di battaglia: il berretto da militare sul capo, ne era l'immagine più eloquente. In precedenza aveva annunciato che non sarebbe stato in aula. Poi, a sorpresa, si è presentato. In aula Mladic ha continuato a rivolgersi con lo sguardo a pubblico, tanto che il giudice è stato costretto a richiamarlo. Si è lamentato quando gli è stato chiesto di liberare il capo dal berretto e poi ha chiesto di parlare per 5 minuti anziché per 3, come da regolamento, perché è "malato".  Mladic aveva tutta l'aria di chi sfida il Tribunale penale internazionale, senza alcuna voglia di sottomettersi. E lo fa apertamente chiedendo di poter nominare il proprio collegio difensivo e contestando la legittimità di quell'aula. Poi, si è rifiutato di rispondere alle domande e di fare silenzio. A quel punto, il giudice na ha ordinato l'epulsione. Anche l'avvocato d'ufficio che gli era stato assegnato ha chiesto al giudice di essere esonerato dall'incarico. Il processo - Arrestato il 26 maggio scorso e trasferito all'Aja cinque giorni dopo, Mladic deve rispondere davanti al Tpi di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità compiute durante la guerra di Bosnia. Il 3 giugno scorso, si era difeso giudicando "odiosi" e "ripugnanti" i capi d'accusa stilati dai giudici dell'Aja a suo carico.

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