La politica non si toglie nulla La Ue: "Siete come la Grecia"
Nessuna sforbiciata ai costi della politica. E S&P avverte: "Può scattare il downgrade". "In CdM sono successe cose incredibili"
La casta cancella i tagli. Dal Parlamento è arrivato un deciso 'niet' (bipartisan) alla sforbiciata ai privilegi della politica. Un brutto gesto, poiché la scure sui privilegi si sarebbe dovuta abbattere di pari passo alla manovra che, per tenere in ordine i conti dello Stato, andrà a pescare nelle tasche dei cittadini: noi paghiamo, loro no. Un brutto gesto, soprattutto perché l'Italia è sempre nel mirino delle agenzie di rating e di una possibile speculazione. Proprio dopo il varo della manovra, il monito del 'cagnaccio' Standard & Poor's. Secondo l'agenzia di rating "nonostante la manovra, restano sostanizali rischi per il piano di riduzione del debito". Certo, i tagli alla casta non avrebbero riempito le casse dello Stato e - altrettanto certo - non ci avrebbero evitato l'ultima bordata di S&P. Ma il siluro dell'agenzia di rating rende ancor più palese che un passo indietro da parte dei politici sarebbe stato fondamentale, almeno per far riavvicinare la popolazione a un Parlamento visto sempre con maggior sospetto. Segue la cronaca di Mattias Mainiero su quanto avvenuto in Consiglio dei Ministri giovedì 30 giugno. C'è un solo aggettivo per definire ciò che è successo ieri a margine del Consiglio dei ministri: incredibile. E non è un'esagerazione. Il governo, come da programma, era chiamato ad approvare la manovra finanziaria 2011-2014, quella, tanto per intenderci, chiesta dall'Unione europea, quella indispensabile per risanare i conti pubblici. Una manovra, quasi inutile sottolinearlo, che peserà sulle nostre tasche. Ma una manovra - lo hanno detto tutti, compresa l'opposizione - inevitabile. O così o rischiamo l'inferno dei Paesi periferici: era stato questo il tormentone della vigilia. E il Consiglio dei ministri ha cominciato i suoi lavori. Ha discusso (dei provvedimenti approvati e di quelli accantonati o rinviati riferiamo ampiamente all'interno) di età pensionistica per le donne nel settore privato, tassazione agevolata del reddito dei lavoratori, patto di stabilità, aiuti alle aziende agricole in crisi. Ha discusso, com'era giusto, del nostro futuro. E alle 18 e 30, minuto più minuto meno, ecco il colpo di scena. Dopo due ore di lavoro, il Consiglio dei ministri è stato sospeso. C'era bisogno di un ulteriore approfondimento. Voi vi chiederete: approfondimento sulla lotta all'evasione fiscale, sulle pensioni, sulle nuove aliquote Irpef, sugli statali? Il governo voleva essere sicuro che la sua manovra sarebbe stata sul serio efficace? Ingenui. È accaduto questo: i parlamentari si sono di fatto ribellati. È accaduto che il Consiglio dei ministri ha cominciato a discutere anche dei tagli alla politica o, se preferite, alla casta. E da Montecitorio e Palazzo Madama (leggasi: Fini e Schifani) è subito arrivato l'alt. Eh no, cari miei, qui si parla del futuro nostro, mica degli italiani, dei nostri stipendi, delle nostre auto e dei nostri aerei blu, del finanziamento ai partiti. Non potete. Prima dovete discuterne con noi. E il Consiglio dei ministri è stato costretto a sospendere i lavori per approfondire la questione e arginare la mini-rivolta di Camera e Senato. Ve la raccontiamo in un altro modo. Quando si è trattato di intervenire sul nostro futuro, tutto liscio e tutto normale. Aumenta qui, innalza là, tanto a pagare saranno i cittadini. Non entriamo nel merito dei provvedimenti: spieghiamo solo com'è andata. Quando invece sul tavolo è arrivato il delicato tema del portafoglio dei politici, dei loro stipendi, dei loro benefit, delle loro prebende, ecco la riunione, l'approfondimento, si presume anche le animate discussioni. Perché i parlamentari non ci stavano. Perché i parlamentari erano colpiti in prima persona. Bisogna comprenderli, questi parlamentari: i signori del Palazzo erano seriamente preoccupati, dovevano stabilire se le loro chiappe si sarebbero poggiate sul sedile di un'auto blu di cilindrata 2000 o sul sedile di un'auto più piccola. Dovevano capire se l'aereo (sempre blu, sempre a spese nostre) era di tutti o quasi tutti o di poche personalità. Se i finanziamenti pubblici ai partiti dovevano essere decurtati del 10 per cento oppure del 9 o del 12, se lo stipendio dei parlamentari italiani deve o non deve essere simile a quello di tutti gli altri parlamentari europei. Urge commissione di studio, tavolo specifico, approfondimento. Animata discussione e di fatto rinvio dei provvedimenti relativi alla casta, evidentemente sempre più intoccabile. Pensate un po'. La speculazione internazionale è lì pronta ad aggredirci. Basta un passo falso e Moody's e Standard and Poor's, i padreterni del rating, possono scatenare il finimondo. Viaggiamo come acrobati sul filo del rischio, di qua i Paesi periferici, la speculazione, lo spread con i bond tedeschi che si allarga, di là la salvezza. E i politici animatamente discutono di cacchi personali, una simbolica inezia rispetto alla manovra globale. Incredibile è dir poco. Paradossale, assurdo, offensivo. Scegliete voi l'aggettivo che ritenete più appropriato. Con un'aggravante, una ciliegina sulla torta indigesta: la sinistra, che ieri ha fatto il diavolo a quattro. E non ha perso occasione per coprirsi di ridicolo. Ha detto Bersani: «Questa manovra è una bomba ad orologeria». Ha aggiunto Stefano Fassina, responsabile per l'economia del Pd: «La delega fiscale è vaga e dannosa». E dimenticano, Bersani e Fassina, che le misure approvate ieri dal Consiglio dei ministri, almeno in tema fiscale, ricalcano una mozione che il Pd ha presentato - e che è stata approvata in modo bipartisan - nel dicembre dello scorso anno. Terra terra: i provvedimenti presi ieri sono figli anche della sinistra. Meglio: sono, in larga parte, gli stessi proposti dalla sinistra sei mesi fa. Ma per Bersani e per il centrosinistra il governo sbaglia. Dall'incredibile al ridicolo, rimanendo sempre nel paradossale. Siparietti della politica italiana. di Mattias Mainiero