Manovra, Cav è arrabbiato: "Nel testo manca un sogno"
Davanti alle telecamere rassicura: "Noi non tiriamo a campare". A obiettivi spenti s'infuria: "Una legge da contabili..."
«Siamo qui per governare, non per durare». E lui non siede sulla poltrona più alta di Palazzo Chigi per tenerla in caldo. Non è che sta lì a lucidare gli ottoni, il presidente del Consiglio. Vero: la manovra che è uscita dalla penna di Giulio Tremonti non convince del tutto Silvio Berlusconi. Non è la «sua» manovra. Molti aspetti non gli piacciono. Stavolta «il genio» non ha attivato le sinapsi a dovere. Il Cavaliere si aspettava di meglio: «È un buon prodotto per un contabile, ma manca la visione», confessa. Una roba troppo da ragioniere e poco da sognatore. Però quando Silvio prende contezza generale dei contenuti del decreto è troppo tardi per rispedire al mittente l'elaborato tremoniano chiedendo qualcosa di più. Prima del consiglio dei ministri Berlusconi convoca nel suo ufficio Tremonti e Letta. Il premier apprezza il metodo di lavoro e il fatto che il ministro dell'Economia - evento inedito - abbia ascoltato la voce dei colleghi su come indirizzare i tagli alla spesa. Però quante perplessità sulle misure. Esempi? La tassa sulle auto di lusso, per dirne una, «è una cosa da governo di sinistra». La mano nel portafogli del Ranzani col Cayenne è un provvedimento che andava bene nella Finanziaria di Visco, ma che c'entra dentro la manovra dell'esecutivo di centrodestra? Tanto che, in conferenza stampa, Berlusconi quasi si scusa: «È vero», ammette, «che nel programma elettorale proponevamo l'eliminazione del bollo auto», ma la crisi ha cambiato l'orizzonte e allora il superbollo sulle auto di classe è «una piccola ma giusta correzione». Altri dubbi sulla reintroduzione del ticket sanitario, mentre al Cavaliere piace il fisco light per i giovani under 35. «Questa è l'ultima possibilità che abbiamo per risalire nei sondaggi», per riconquistare il consenso dell'elettorato moderato che, alle ultime elezioni, ha girato le spalle all'esecutivo. Di materia da comunicare ce n'è tanta. E allora Berlusconi sceglie un briefing con la stampa a puntate. Ieri sera, al termine del lungo consiglio dei ministri, il capo del governo si è limitato a illustrare solo poche pillole della manovra. Già stasera, al termine del consiglio nazionale del Pdl per la ratifica della nomina di Angelino Alfano a segretario politico, Berlusconi potrebbe ripresentarsi nella sala conferenze di Palazzo Chigi per illustrare l'altro provvedimento varato dal gabinetto. E cioè la delega al governo per la riforma fiscale. Con ordine. Prima la manovra che, sottolinea Silvio, «prevede per quest'anno un leggero intervento» di rientro da deficit, in attesa dei tagli sostanziali previsti per il biennio 2013-2014. Berlusconi ringrazia pubblicamente Tremonti «per la pazienza e per il lavoro svolto» e nega la divisione, nel governo, tra “coraggiosi” e “prudenti”: «Tutti i ministri sono convinti che occorra perseguire la strada del rigore. Senza rigore non ci può essere sviluppo». È un impegno per i giovani: «Non possiamo accollare il deficit alle future generazioni». Ancora pillole di manovra: il premier annuncia il riordino dell'Istituto di commercio estero, che sarà affidato alla Farnesina (cosa che fa arrabbiare il ministro dello Sviluppo economico Romani) e che troverà sede nelle ambasciate con riduzione dei costi e del personale. Poi Silvio illustra il capitolo “costi della politica”. In realtà la materia è stata di fatto rinviata in attesa di un surplus di studi. Berlusconi e Tremonti si limitano ad annunciare tagli ai voli di Stato e alle auto blu, sugli stipendi dei parlamentari bisognerà fare i conti con le competenze esclusive di Camera e Senato. Il Cavaliere rivela di fare già la sua parte: «Do in beneficenza i 2.400 euro che toccano al presidente del Consiglio. C'è il rischio che il mio successore venga a guadagnare più di me...». di Salvatore Dama