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Giulio, una manovra da pazzi: elettori trattati come nemici

Gli ispettori per verificare l'handicap degli studenti che chiedono insengnate sostegno è un insulto. E lo spesometro? / Bechis

Andrea Tempestini
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Basta un comma su tutti per fare comprendere dove anche questa volta cascherà la manovra che questa sera il consiglio dei ministri sarà chiamato ad approvare (nota: dalla manovra sono spariti i tagli alla casta dei politici). È il comma numero sei del capitolo sulla razionalizzazione della spesa relativa all'organizzazione scolastica. Stabilisce una cosa sola: l'invio di agenti speciali del governo (in questo caso dirigenti Inps) nelle commissioni mediche che devono certificare l'esistenza di un handicap dei bambini per dare loro diritto a un insegnante di sostegno. La misura l'ha inserita Giulio Tremonti all'interno di un ulteriore piano di risparmi (e congelamento di spesa) sulla scuola. Ed è stata difesa ieri dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini con un ardore che sarebbe stato degno di migliore causa: «In passato si sono definite disabilità in maniera disinvolta e non corretta». Non so se i ministri di questo governo sanno quello che fanno e magari anche quello che dicono. Succede che in politica ci si riempia la bocca di slogan, e poi si perda il senso della realtà. Così soprappensiero Tremonti e la Gelmini hanno identificato i bambini con handicap gravi e le loro famiglie a dei falsi invalidi da prendere a pedate nel sedere. Vorrei che loro mi citassero non decine, ma un solo caso di una famiglia che abbia fregato lo stato sull'handicap del proprio figlio non per avere indennità o chissà quale altro finanziamento, ma semplicemente per avere diritto a un insegnante di sostegno a scuola. Conoscono la vergogna, lo strazio, la difficoltà anche solo di segnalare alla scuola un handicap di un proprio figlio che non sia evidente e inutile da confessare? Se solo ne avesse la possibilità qualunque genitore - padre o madre -  eviterebbe l'umiliazione del giudizio di quella commissione medica. Che senso ha mandare lì i propri giannizzeri a controllare che non freghino sull'handicap dei figli? Questo è un insulto non a quelle famiglie. Ma a tutti gli italiani. È un piccolo comma di questa manovra, ma purtroppo è lo specchio di un atteggiamento più volte visto in questi anni al ministero dell'Economia e che rischia di essere la malattia vera di questo governo: quella di considerare gli italiani non la risorsa principale di un popolo e della crescita del paese, ma un branco di furbi e furbastri a cui dare una sonora lezione. E quando un popolo diventa il nemico di una classe politica al governo, si è persa davvero ogni bussola. Quel piccolo comma è folle, ma il fisco in questi anni non ha seguito diversa filosofia. C'è più di un esempio anche nella bozza di manovra che ora deve essere approvata: dagli studi di settore, alla filosofia con cui vengono introdotti i ticket sanitari (gli italiani sarebbero un popolo di falsi malati), a decine di altri commi. Dal primo di luglio poi entreranno in vigore l'esecutività degli avvisi di accertamento e le ultime perle dello spesometro, oltre ai controlli sugli scontrini. Lo spesometro è un capolavoro in sé. Da anni la malattia di questo paese è che non cresce e non consuma. C'era un'idea migliore della colpevolizzazione di chi consuma, intorno a cui si costruisce un clima da stato di polizia? Tanto valeva chiedere a ogni contribuente di denunciare al fisco gli acquisti del vicino di pianerottolo, perché il clima che si instaura è quello. Sono misure non solo antipatiche, ma anche inutili. Perché se quest'estate chi spenderà 3 mila euro per la propria vacanza dovrà fornire i propri dati fiscali per denunciare l'acquisto alle Agenzia delle Entrate, semplicemente farà vacanze all'estero, dove quell'obbligo non c'è. Gran risultato per l'economia italiana. Se la situazione di finanza pubblica è drammatica, chi governa ha il dovere di renderlo pubblico ai governati. E di chiedere una mano. Gli italiani hanno pagato l'eurotassa, e se ne comprendono le ragioni hanno affrontato più volte sacrifici pesanti. Ma non si fa una finanziaria contro un popolo, come sembra ovunque quella bozza fatta circolare alla vigilia del consiglio dei ministri. A leggerla, sembra che questo governo faccia il contrario esatto di quel che ha predicato. Un esempio su tutti: la norma sulle spese di giustizia. Può accadere che sfondino il budget magari perché si fanno inchieste-monstre abusando di costosissime intercettazioni. Chi paga? I magistrati? Le procure? I tribunali? Macchè: gli italiani che chiedono giustizia (probabilmente le stesse vittime di quegli abusi). Perché automaticamente aumenta il contributo unificato obbligatorio per ogni causa civile e tributaria. Per una soluzione così mica c'era bisogno di votare premier Silvio Berlusconi. Bastavano e avanzavano Romano Prodi e Vincenzo Visco. di Franco Bechis

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